Da settimane se ne parla, pur non l’enfasi che i media ci mettevano quando al governo c’erano ospiti indesiderati. Ma è un dato di fatto incontrovertibile che lo spread sia tornato. Ci sarà pure Mario Draghi a Palazzo Chigi, ma ormai viaggia intorno ai 200 punti base. Questo significa che il mercato pretende sui nostri titoli di stato a 10 anni un rendimento del 2% più alto di quello sui Bund, i titoli di stato tedeschi. Quando è nato questo governo, cioè alla metà di febbraio dello scorso anno, lo spread era arrivato a scendere sotto 90 punti o 0,90%.

Dunque, da allora è più che raddoppiato. Se guardassimo i dati sui rendimenti con un occhio di attenzione rivolto ai tassi d’inflazione, per l’Italia il quadro che ne esce risulta essere ancora peggiore.

Martedì scorso, abbiamo appreso che in Italia i prezzi al consumo su base annua a maggio sono cresciuti del 6,9%. In Germania, del 7,9%. Lo stesso giorno, i BTp a 10 anni offrivano tra 2,05% e 2,10% contro l’1,05-1,10% dei Bund. In pratica, i rendimenti reali decennali tedeschi viaggiavano al -6,85%, quelli italiani al -3,85%. Lo spread reale, quindi, si attesta in questa fase a 300 punti base o 3%. Facendo sempre riferimento alla nascita del governo Draghi, allora eravamo con tassi d’inflazione poco sopra l’1% in Germania e allo 0,4% in Italia. Dunque, lo spread reale in quel caso si attestava in area 150 punti.

Spread reale in Spagna un decimo del nostro

L’aspetto più preoccupante di questi numeri è che accentuino la peculiarità negativa dell’Italia. In Spagna, a fronte di un’inflazione salita all’8,7% a maggio, il Bonos a 10 anni offriva meno del 2,20% martedì. Dunque, il rendimento reale decennale spagnolo viaggia in area -6,5%, solamente 30 punti sopra i Bund. In altre parole, lo spread Italia-Germania risulta essere dieci volte maggiore dello spread Spagna-Germania, una volta tenuto conto dei tassi d’inflazione nazionali.

Ora, gli obbligazionisti saranno pure poco attenti alla diversa inflazione nel calcolare i rendimenti da chiedere su questo o quel mercato sovrano. Resta il fatto che l’Italia stia pagando un costo reale di gran maggiore persino a quello sostenuto in questa fase da Madrid per emettere nuovo debito pubblico. E questo è un indicatore assai allarmante circa l’elevato rischio di credito percepito sui nostri BTp.

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