Lo spread sta letteralmente volando nel pomeriggio di oggi, dopo che la BCE ha pubblicato il comunicato successivo al secondo board dell’anno. In esso, ci comunica che:

  • i tassi d’interesse rimangono invariati a -0,5% (sui depositi), 0% (di riferimento) e 0,25% (sui prestiti marginali);
  • resta confermato che gli acquisti netti di bond con il PEPP cessino a fine mese;
  • gli acquisti netti di bond con il “quantitative easing” (QE) saranno di 40 miliardi di euro ad aprile, 30 a maggio e 20 a giugno;
  • gli acquisti netti di bond con il QE potranno cessare del tutto nel terzo trimestre, qualora l’inflazione restasse elevata;
  • in ogni caso, la politica monetaria dell’istituto resta improntata alla flessibilità.

Per tutta risposta, lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è esploso sopra 170 punti base dai 146 dell’apertura di seduta.

E il rendimento a 10 anni dell’Italia è salito fin sopra 1,90% da 1,63% di questa mattina. In risalita fin sopra 1,11 il cambio euro-dollaro, invece. Il mercato sta scontando i minori acquisti dei bond da parte della BCE e un rialzo dei tassi, che per quanto graduale sia, potrebbe persino arrivare entro la fine dell’anno.

Spread su, ma c’è l’aiuto degli eurobond

La BCE aveva fino ad oggi garantito acquisti di bond con il QE per 40 miliardi netti al mese nell’intero secondo trimestre. Da oggi sappiamo che saranno 30 miliardi in meno solamente da qui a giugno. E almeno altri 30 miliardi in meno dovrebbero essere nel terzo trimestre, quando non si esclude finanche la cessazione del programma monetario. Nel caso in cui ciò avvenisse sin dal mese di luglio, i minori acquisti nel corso del 2022 sarebbero pari a 180 miliardi di euro. Per i BTp verrebbe meno una domanda per oltre una ventina di miliardi di euro, a fronte di emissioni nette attese nell’ordine di un centinaio di miliardi.

Ma in settimana è arrivata un’altra notizia di segno opposto per i nostri titoli del debito pubblico. La Commissione europea emetterà eurobond per finanziare l’aumento delle spese militari e dei costi energetici. Ciò dovrebbe almeno sgravarci dei costi legati alla guerra ucraina. E sarà stata la palla al balzo presa dalla BCE per avviare il “tapering” senza colpire pesantemente i bond degli stati fiscalmente più deboli come l’Italia.

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