E alla fine le novità dalla BCE sono arrivate. E appaiono più consistenti di quanto s’immagini. Oggi, il board dell’istituto ha mantenuto invariati i tassi d’interesse (-0,5% sui depositi, 0% per quelli di riferimento e 0,25% per i rifinanziamenti marginali) e ha confermato la fine degli acquisti netti di bond con il PEPP per fine marzo. In più, ha tagliato gli acquisti netti di bond realizzati con il “quantitative easing” (QE) a 30 miliardi di euro per il mese di maggio e a 20 miliardi per giugno.

In precedenza, aveva fissato acquisti netti mensili per 40 miliardi nel corso del secondo trimestre, raddoppiandoli rispetto ai 20 miliardi dell’entità attuale per compensare almeno parzialmente la fine del PEPP.

Non solo. Pur volendosi mantenere massimamente “flessibile”, la BCE ha avvertito che, nel caso in cui l’outlook a medio termine dell’inflazione non s’indebolisse anche dopo la fine degli acquisti netti (con il PEPP), il board cesserà quelli realizzati con il QE nel terzo trimestre. Alla pubblicazione del comunicato delle ore 13.45, le borse hanno accelerato i ribassi, mentre il cambio euro-dollaro risaliva sopra 1,11 e i rendimenti dei BTp a 10 anni si portavano sopra 1,90%. Impennata anche dello spread da 150 a oltre 170 punti base.

E il tapering BCE è arrivato

Nei fatti, la BCE ha avviato il “tapering”, nonostante ci si aspettasse il mantenimento delle condizioni monetarie ultra-espansive per via della guerra in corso in Ucraina. In realtà, non avrebbe potuto fare altrimenti. L’inflazione nell’Eurozona a febbraio è salita al 5,8% e dovrebbe crescere ulteriormente nei mesi successivi per effetto del boom dei prezzi delle materie prime. Goldman Sachs ha intravisto l’apice del 7,7% a luglio. Sarebbe un valore fin troppo distante dal target del 2% fissato dall’istituto. Non intervenendo, questi rischierebbe di perdere credibilità circa la sua capacità/volontà di giungere all’obiettivo dichiarato.

In altre parole, la BCE ha iniziato a preparare il mercato sulla restrizione graduale delle condizioni monetarie nel corso dell’anno.

Poiché ha ribadito che i tassi d’interesse saranno alzati solo dopo che sarà trascorso un certo periodo dalla cessazione del QE, una stretta vera e propria arriverebbe alla fine dell’anno prossimo o alla fine di quest’anno. Ci sarà tempo, volendo, per calibrare ulteriormente la “forward guidance” nei prossimi mesi. Ma oggi Francoforte ha gettato la pietra nello stagno, doveva smuovere le acque per far capire che prima o poi dovrà intervenire. Chi cinicamente confidava nella guerra per allungare la festa sui mercati, è rimasto almeno parzialmente deluso.

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