Gli attacchi alla polizia di Ankara sono stati definiti “l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso” dal presidente Erdogan. E la lira turca è inevitabilmente implosa ai nuovi minimi di sempre contro il dollaro. Il tasso di cambio è salito sopra 9, perdendo circa il 17,5% quest’anno. I mercati stanno scontando un nuovo intervento militare della Turchia in Siria contro l’organizzazione curda YPG, che le autorità anatoliche considerano un’estensione del gruppo terroristico interno PKK.

Male anche i bond sovrani.

La scadenza a 2 anni offre un rendimento del 18,11%, mentre quella a 10 anni del 19,49%. Prima del licenziamento del governatore centrale Naci Agbal, avvenuto il 19 marzo scorso, il titolo biennale offriva il 15,75% e quello decennale il 13,60%. Allora, la curva delle scadenze era profondamente invertita (spread 10/2 anni a -215 punti base), mentre oggi si mostra nettamente ripida, con lo spread 10/2 anni in area 140 punti.

Lira turca e bond giù su Erdogan e banca centrale

In effetti, mentre sotto Agbal il mercato si aspettava una politica monetaria restrittiva contro l’inflazione, con il successore Sahap Kavcioglu sconta alta inflazione e bassi tassi. Cosa temono esattamente gli investitori in queste ore? Senz’altro tensioni geopolitiche nell’area e tra Turchia e Occidente. E certamente ancora maggiore instabilità politica ed economica interna, con la necessità per il presidente Erdogan di ravvivare la crescita prima delle prossime elezioni politiche. In concreto, più spesa pubblica e tassi ancora più bassi.

A settembre, la banca centrale ha iniziato a tagliare il costo del denaro di 100 punti base al 18%, malgrado un’inflazione schizzata al 19,6%. I mercati non l’hanno presa bene, vedendovi la conferma della mancata autonomia dell’istituto dal potere politico. A farne le spese sono anche i bond turchi in valute forti. La scadenza a 10 anni in dollari rendeva ieri il 7%, in rialzo dal 5,85% di fine agosto. In meno di un mese e mezzo, la quotazione ha perso il 6,4%.

E lo spread con il Treasury di pari durata è salito da 455 a 539 punti.

Male anche la scadenza in euro a 5 anni, che ha perso da fine agosto quasi il 2% e offre il 4,16%, un dato che si confronta con il -0,52% della Germania o, se vogliamo, con meno dello 0,10% dell’Italia. Nel primo caso, lo spread si aggira sopra i 460 punti. Difficile arrestare la caduta della lira turca, che nella scorsa primavera Deutsche Bank intravide a un cambio di 10 contro il dollaro per fine anno, non scorgendovi alcun “floor” prevedibile. E vista la situazione, la direzione sembra essere proprio quella.

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