All’assemblea annuale dell’Abi (Associazione bancaria italiana), il presidente Antonio Patuelli ha lanciato un accorato appello allo stato, affinché sostenga gli investimenti del risparmio sui mercati in questa fase di apparente riproposizione del “miracolo economico”. Egli ha sostenuto, anzitutto, la necessità di incentivare gli impieghi non solo nei titoli di stato, ma anche nelle azioni e nelle obbligazioni convertibili. L’obiettivo sarebbe di mettere a frutto l’enorme risparmio degli italiani, facendo sì che i maggiori rendimenti offerti da questi strumenti, anziché dai conti correnti a tasso sostanzialmente zero, soddisfino sia le famiglie, sia lo stesso stato.

Quest’ultimo vi attingerebbe un maggiore gettito, magari accontentandosi di un’aliquota più bassa del 26% attuale (12,50% sui titoli di stato).

Non è tutto. Patuelli sostiene anche la necessità di differenziare la tassazione delle rendite finanziarie sulla base della durata degli investimenti. Sarebbe un po’ come tornare alla legislazione di qualche decennio fa, quando si distingueva tra detenzioni inferiori o superiori ai 18 mesi. Questa parte della proposta convince di meno. Non è distorcendo i mercati con aliquote fiscali differenziate che si sostengono gli investimenti duraturi, cioè effettivamente necessari per fare crescere le aziende e le banche del Bel Paese.

Investimenti nelle obbligazioni convertibili

Invece, la parte più interessante del Patuelli-pensiero riguarda proprio l’appello allo stato a favore degli investimenti in azioni e obbligazioni convertibili. Queste ultime sono strumenti in voga proprio in questa fase, ma perlopiù all’estero, particolarmente negli USA. Esse consentono all’investitore di impiegare il proprio risparmio in un asset al contempo a reddito fisso e con benefici legati alla partecipazione al capitale. Come? Le obbligazioni convertibili offrono cedole tipicamente basse, ma anche l’opportunità al possessore di convertire il titolo in azioni alla scadenza o a partire da una certa data e a un dato prezzo (rapporto di conversione).

Qualora, il prezzo delle azioni superasse il prezzo di conversione fissato, l’obbligazionista avrebbe convenienza ad esercitare la conversione per rivendere anche un attimo dopo le azioni.

In questo modo, maturerebbe una plusvalenza. Grazie a questo meccanismo, nelle fasi rialziste delle borse, gli investimenti nelle obbligazioni convertibili riescono a mettere insieme gli aspetti benefici dell’uno e dell’altro comparto. Non ci si espone a forti rischi come nel caso delle azioni, ma si possono incassare anche laute plusvalenze dalla conversione. Occasioni perdute parcheggiando la liquidità in banca senza alcun rendimento.

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