Norwegian Air è tornata a rifinanziarsi con la terza emissione di azioni in appena 20 mesi. La compagnia low cost norvegese ha emesso in settimana 27,25 milioni di titoli al prezzo di 40 corone tramite un collocamento privato, di fatto offrendo al mercato l’ingresso nel capitale a prezzi scontati del 13% rispetto al valore delle azioni al termine della seduta di martedì. E grazie anche all’emissione di obbligazioni con cedola fissa a 5 anni per 150 milioni di dollari, complessivamente ha raccolto un totale 2,5 miliardi di corone, circa 272 milioni di dollari.

La reazione in borsa del titolo è stata violenta: -10,2% a 41,4 corone.

Quanto al bond, esso reca cedola annuale del 6,375% ed è convertibile in azioni al prezzo di 50 corone, praticamente un quarto in più del livello a cui la Norwegian Air le abbia vendute con il collocamento. Al momento, non sembrerebbe una scelta d’investimento azzeccata, nemmeno guardando alla pur generosa cedola annuale. Non solo si tratta di un debito valutato dalle agenzie di rating come “spazzatura”, ma oltre tutto le stesse azioni a cui risulta legata l’ultima emissione con la prospettiva offerta della conversione hanno perso nell’ultimo anno quasi il 70% del loro valore. La quotazione in dollari presenta un bilancio amarissimo: -87% dall’aprile 2018.

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La compagnia è gravata da debiti finanziari per 61,7 miliardi di corone norvegesi, pari a circa 1,5 volte il fatturato dello scorso anno. I rischi di liquidità nel breve termine sono diminuiti grazie alla raccolta di questi giorni, ma ciò non toglie che poche settimane fa siano state ristrutturate due tranche di obbligazioni societarie non garantite per un controvalore di 380 milioni di dollari, estendendone la durata di 2 anni con il consenso del 90% e di quasi il 100% dei creditori rispettivamente.

Per quanto la compagnia sia impegnata a tagliare i costi e a rilanciarsi nei cieli europei, nel biennio 2017-’18 ha perso complessivamente quasi 360 milioni di dollari e nei primi 9 mesi di quest’anno ha maturato utili per quasi 6,5 volte più bassi di quelli riportati nello stesso periodo del 2018.

Insomma, non fatevi prendere per la gola dalle cedole, perché la loro entità relativamente rilevante di questi tempi ne segnala i rischi. E il settore del turismo negli ultimi mesi ci ha offerto due casi eclatanti di default: quello della low cost islandese WOW Air e del tour operator britannico Thomas Cook.

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