Se avete difficoltà a trovare opportunità apprezzabili di investimento sul mercato obbligazionario italiano, vale la pena dare un’occhiata a un paio di bond di Telecom Italia. Sappiamo che la compagnia telefonica ed ex monopolista ha rating “spazzatura”, cioè viene considerata un emittente speculativo dalle agenzie di valutazione: “Ba1” per Moody’s, “BB+” per Standard & Poor’s e Fitch. Ciò implica l’assunzione di un rischio teorico superiore rispetto alle obbligazioni che godono del rating “investment grade”. Diciamo teorico, perché ad oggi risultano molto remote le probabilità di default di Telecom Italia, specie considerando che dallo scorso anno è partecipata dalla Cassa depositi e prestiti, una controllata dal Tesoro, per quasi il 10% del capitale.

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Non tutte le obbligazioni Telecom offrono rendimenti interessanti. Scartando dall’analisi quelle denominate in valute straniere e concentrandoci solamente su quelle in euro, riscontriamo rendimenti appetibili solamente sulle lunghe scadenze, specie dati i bassi rating. A proposito, molti titoli del debito vengono formalmente emessi da altre società del gruppo: Telecom Italia Capital e Telecom Italia Finance Sa. Quest’ultima è responsabile dell’emissione del bond che vi proponiamo sotto, quello in scadenza nel gennaio 2033 e con cedola 7,75% (ISIN: XS0161100515).

Bond Telecom, nuovi rialzi in vista?

Il rating di Telecom Italia Finance Sa è sostanzialmente simile a quello di Telecom Italia, con la differenza che Fitch le assegna “BBB-“, ragione per cui formalmente sarebbe ancora un emittente “investment grade”. Il bond prezza in area 149 e quest’anno ha guadagnato poco meno del 20%, risentendo positivamente del rialzo messo a segno dal comparto obbligazionario su tutti i mercati avanzati. Per non parlare del crollo dello spread BTp-Bund, che ha inciso negli ultimi mesi ancora più favorevolmente sul corporate italiano rispetto al resto dell’Eurozona.

Il secondo titolo è quello con scadenza nel marzo 2055 e cedola 5,25% (ISIN: XS0214965963). Prezza sui 114,50 e da inizio anno ha guadagnato circa il 17,6%, rendendo attualmente quasi il 4,15%, nettamente di più del 2,80% medio offerto al momento dalle obbligazioni “high yield” in euro, anche se va tenuto conto della lunga scadenza.

La vera domanda è se esista valore ulteriore in questi bond, cioè se possano continuare ad apprezzarsi. Considerando che la BCE stia per tornare agli acquisti di corporate bond, pur solo con rating “investment grade”, di riflesso anche le obbligazioni “high yield” se ne avvantaggeranno, vuoi perché il mercato verrebbe spinto a buttarsi su di esse, in quanto più remunerative, vuoi anche per la riduzione generale del rischio di credito, fenomeno che premierebbe le società altamente indebitate come Telecom, gravata da passività lorde per 32 miliardi (dati fine 2018) e nette per 29 miliardi, circa 3,8 volte l’Ebitda e 1,5 i ricavi, di cui 21,2 miliardi in forma di obbligazioni. Certo, a rovinare la festa potrebbero pensarci le annose vicissitudini interne alla società e relative alla governance, tra scontro tra azionisti per il controllo, avvicendamento dei manager, fusione con Open Fiber e scorporo della rete. Tutti capitoli molto sensibili, capaci di far fibrillare le azioni, ma anche il debito emesso e quotato.

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