Quando leggiamo Bahrein, in mente ci viene subito il Gran Premio di Formula Uno. Lo stato del Golfo non è noto al grande pubblico per tanto altro, ma si tratta di un’economia florida, per quanto piccola per via della scarsa popolazione che vi risiede. Insieme all’Oman, è l’unica petro-monarchia con rating sovrano “non investment grade”. Le agenzie assegnano al suo debito pubblico il giudizio B+ (S&P/Fitch) e B2 (Moody’s). Ciò significa che il rischio teorico è considerato elevato.

In effetti, alla fine dello scorso anno il rapporto debito/PIL risulta esploso a quasi il 130%, mentre il deficit fiscale per quest’anno si attesterebbe sopra il 9% per le stime del Fondo Monetario Internazionale.

Dall’inizio del 2021, i rendimenti sono saliti e i prezzi dei bond nettamente diminuiti. Le obbligazioni con scadenza 2044 e cedola 6% hanno perso circa il 9%, offrendo così un rendimento in area 6,65%. Male anche quelle con scadenza 2051 e cedola 6,25%, che hanno registrato un calo del 4,3% e rendono adesso il 6,9%.

Bahrein a caccia di altri fondi per finanziare il deficit, c’è fretta prima che arrivi Biden

A causa di questo deterioramento delle condizioni di mercato, aggravato dal rialzo dei rendimenti globali (USA, in particolare), il Bahrein ha indietreggiato sull’emissione di un nuovo Eurobond dopo quello di gennaio. Per questo, nei giorni scorsi ha ripiegato ufficialmente sulla richiesta di un prestito da 1 miliardo a un consorzio bancario. Questa decisione dovrebbe mitigare i timori degli investitori, perché se l’erogazione andasse in porto darebbe ossigeno alle casse statali.

Rischio default reale basso

Certo, la situazione fiscale resta grave, anche perché al Bahrein servirebbero quotazioni del petrolio sopra i 90 dollari per tendere al pareggio di bilancio, circa una trentina sopra quelle attualmente vigenti sui mercati internazionali. Ma il rischio default effettivo resterebbe basso. Nel 2018, gli alleati del Golfo, capeggiati dall’Arabia Saudita, hanno prestato all’emirato 10 miliardi di dollari.

Riad ha segnalato in quell’occasione di non avere alcuna intenzione di abbandonare un prezioso partner geopolitico nel momento di difficoltà. Il crac non farebbe bene a nessuna economia nell’area, attirerebbe gli strali degli investitori e diffonderebbe il panico circa le condizioni fiscali del Golfo, le cui sorti appaiono ancora strettamente legate al petrolio.

Per questo, le obbligazioni del Bahrein sarebbero meno rischiose di quanto non appaiano. I rendimenti si mostrano appetibili, con il trentennale ad offrire un premio di 455 punti base rispetto al Treasury di pari durata. In teoria, più che sufficiente a compensare il rischio di cambio, trattandosi di titoli denominati in dollari americani. Per contro, non vanno ignorati i rischi di natura geopolitica, comprese possibili tensioni con gli USA di Joe Biden sui temi dei diritti umani, le quali coinvolgerebbero l’intera area.

Bahrein a caccia di dollari con un nuovo bond per arginare la crisi del petrolio

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