La scorsa settimana è stata particolare per il mercato obbligazionario globale. Per la prima volta da inizio marzo, i prezzi dei bond hanno smesso di scendere e sono tornati a salire seguendo un trend marcato e duraturo per diverse sedute consecutive. Venerdì, invece, parte dei guadagni realizzati è stata scalfata dalla risalita dei rendimenti. In sostanza, è tornata un bel po’ di volatilità. Lungi dall’essere un fenomeno negativo, essa consente tipicamente agli investitori di approfittare degli alti e bassi per entrare sul mercato o uscirne.

Prezzi bond su, rendimenti giù

Sul mercato sovrano italiano, si sono registrate grosse variazioni di prezzo per tutti i bond lungo la curva. Chiaramente, le maggiori sono avvenute sul tratto lungo, caratterizzata da una maggiore “duration”. E questa è stata la top 5 dei rialzi più elevati tra lunedì e giovedì:

  1. BTP 2051 +8,85% (rendimento -0,5%)
  2. BTP 2072 +7,7%   (rendimento -0,41%)
  3. BTP 2067 +7,4%   (rendimento -0,40%)
  4. BTP 2052 +7,4%   (rendimento -0,49%)
  5. BTP 2045 +6,9%   (rendimento -0,53%)

In pratica, chi avesse acquistato i suddetti titoli ai prezzi minimi toccati lunedì e fosse riuscito a rivenderli ai massimi di giovedì, avrebbe realizzato i guadagni sopra indicati. Grazie alla volatilità, gli obbligazionisti hanno potuto portare a casa qualche risultato dopo settimane infernali sui mercati finanziari. La contemporanea caduta di azioni e obbligazioni ha esposto i portafogli d’investimento a perdite non facilmente riparabili nel breve periodo.

Come potete verificare, a fronte di tali cospicui aumenti di prezzo, i rendimenti sono letteralmente precipitati nell’ordine dello 0,4-0,5%. E questo è stato il rovescio della medaglia: i nuovi acquirenti dei BTp dovranno accontentarsi di rendimenti più bassi di quelli che avrebbero spuntato fino a una settimana fa, sebbene venerdì il trend sia tornato a invertirsi: le perdite hanno fatto risalire i rendimenti. Vedremo se sarà così anche questa settimana.

Le cause della volatilità

A cosa è stata dovuta questa volatilità? Tra gli investitori s’intrecciano due preoccupazioni in questa fase.

Una è per l’inflazione, causa dei tracolli dei prezzi obbligazionari negli ultimi mesi. La seconda riguarda lo stato dell’economia mondiale. Il rischio che il PIL ripieghi in Europa e Nord America è alto, soprattutto nella prima a causa della guerra. Dunque, da un lato gli investitori hanno venduto bond a mani basse per scontare un’inflazione più alta, dall’altra sono parzialmente tornare a comprare “safe assets” per proteggersi dalle possibili condizioni economiche avverse in futuro.

Centrale è stato il dato sull’inflazione americana ad aprile, diffuso mercoledì scorso. L’indice dei prezzi è salito più delle attese, pur frenando leggermente rispetto a marzo. Ciò ha spinto il mercato a ritenere da un lato che i contraccolpi per l’economia globale saranno più potenti del previsto, dall’altro che il rialzo dei tassi sarà drastico. Infatti, hanno continuato a comprare bond fino alla seduta di giovedì, quando ha preso atto che i rendimenti non possano scendere più di tanto a causa della stretta monetaria globale.

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