Dal mese di ottobre è inizio un forte rally sul mercato obbligazionario globale dall’entità mai vista sino ad ora. I rendimenti dei bond sono precipitati con il rimbalzo dei prezzi. Il BTp a 10 anni è passato dal 5% a meno del 3,50% nelle ultime sedute dell’anno, sebbene questo venerdì sia risalito al 3,65%. Gli investitori stanno scontando il taglio dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali sin dai prossimi mesi. Ad aprire le danze saranno una tra Federal Reserve e Banca Centrale Europea.

L’allentamento monetario avverrebbe già a partire dal primo trimestre del 2024. Che il rally probabilmente non sia finito lo segnala un altro movimento rialzista, quello dei bond in yen.

Banca del Giappone mantiene tassi negativi

Due mesi fa, il rendimento decennale del Giappone si era portato a ridosso della soglia dell’1%. L’istituto centrale l’ha fissata da questa estate quale limite superiore accettabile dal precedente 0,50%. E fino a un anno fa, non poteva oltrepassare lo 0,25%. Nell’ultima seduta dell’anno, il rendimento risultava sceso allo 0,63%, ben al di sotto della soglia di allarme. Questo significa che la politica monetaria nipponica, per quanto ultra-espansiva e fuori dal tempo sia, regge.

Pensate che la Banca del Giappone tiene ancora i tassi negativi, per la precisione al -0,10%. E questo, malgrado un’inflazione al 2,8% a novembre, pur in calo dal 3,3% di ottobre. Il governatore Kazuo Ueda ha confermato l’impianto monetario all’ultimo board del 2023 e i bond in yen non ne hanno risentito negativamente. Questo è un segnale positivo per l’intero mercato obbligazionario globale. La concorrenza di Tokyo ai bond europei e nordamericani non sta facendosi più forte, anzi starebbe persino scemando.

Rendimenti bond in yen giù buon segnale per mercato obbligazionario

Il calo dei rendimenti in Giappone segnala che i capitali del Sol Levante investiti all’estero difficilmente faranno rientro in patria.

Perché mollare un Bund al 2% quando i bond in yen di durata decennale ancora ti offrono meno di un terzo? E l’omologo americano rende oltre sei volte in più. Certo, il fattore cambio incide notevolmente nelle decisioni di investimento. Lo yen ha perso il 6% contro il dollaro quest’anno, ma ha recuperato il 6,6% dalla metà di novembre, quando aveva toccato i livelli minimi dal 1998.

Ora che i tassi globali sono attesi in calo, la pressione su Tokyo per inasprire la sua politica monetaria dovrebbe scemare. E con essa sui bond in yen, i quali non rischieranno di attirare domanda dal resto del mondo. Anche se per il momento il mercato obbligazionario sembra avere fatto il passo più lungo della gamba, le prospettive per questo inizio del nuovo anno appaiono ancora favorevoli.

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