Il collocamento sindacato del nuovo bond “benchmark” a 10 anni della Grecia è andato benissimo, ieri. Il Tesoro ha raccolto 3 miliardi di euro, registrando ordini per ben 16,5 miliardi, 5,5 volte superiori. Il rendimento lordo è risultato di 160 punti base sopra il tasso “mid-swap”, cioè dell’1,57%, circa 15 punti base in meno rispetto alle previsioni della “guidance”. La cedola è stata fissata all’1,55%. Ad essersi occupati dell’operazione sono stati BNP Paribas, BofA, Deutsche Bank, Goldman Sachs, HSBC e JP Morgan. La scadenza del titolo è giugno 2030.

E ora alla Grecia mancano solo i rendimenti negativi dei bond, questione di tempo

Il portavoce del governo ha potuto parlare di “successo” frutto della fiducia accordata dai mercati all’esecutivo e ha dichiarato che l’emissione andrà a beneficio di tutti i greci.

Questa è stata la terza emissione di quest’anno a medio-lungo termine, dopo i 2,5 miliardi raccolti tramite il bond a 15 anni e con rendimento dell’1,88% e i 2 miliardi del bond a 7 anni e con rendimento del 2%. Poiché il governo si è prefisso come obiettivo una raccolta complessiva di 8 miliardi per quest’anno, considerata l’emissione di ieri, ha già incassato 7,5 miliardi, per cui resterebbe appena mezzo miliardo da mettere in cascina entro la fine dell’anno.

In realtà, la Grecia non avrebbe nemmeno bisogno di ricorrere all’indebitamento, pur essendo la propria economia stata colpita duramente dal Coronavirus, con la Commissione UE a stimare per quest’anno il calo più alto nel continente, cioè del 9,7%, seguito dal più forte rimbalzo del pil nel 2021, a +7,9%. In effetti, al 31 marzo scorso il governo disponeva di liquidità per 36,6 miliardi di euro, qualcosa come circa 20 punti di pil. Trattasi di aiuti erogati dalla UE nel 2015 e rimasti parzialmente inutilizzati e di emissioni effettuate nell’ultimo biennio per accrescere proprio il grado di sicurezza dei conti pubblici, approfittando dei bassi costi di rifinanziamento vigenti sui mercati.

Confronto con BTp

Dunque, il nuovo decennale offre in partenza l’1,57%, pressappoco quanto il BTp di pari durata, che stamane si aggirava all’1,50%. La Grecia è stata sottoposta all’assistenza finanziaria della Troika (UE, BCE e FMI) fino al 2018 e pur godendo ancora di condizioni di favore, come il periodo di grazia per i pagamenti fino al 2022, di fatto adesso cammina sulle sue gambe. Di recente, ha beneficiato dell’inserimento dei suoi bond sovrani nel portafoglio di acquisti della BCE con il PEPP, pur essendo stati loro assegnati ad oggi rating “non investment grade”. Per Moody’s, i titoli di stato ellenici valgono “B1”, per S&P “BB-” e Fitch “BB”.

Al momento, la curva delle scadenze in Grecia esita rendimenti negativi solamente per i titoli a 1 mese, ma sul tratto lungo si mostra più bassa dell’Italia. Ad esempio, il ventennale offre l’1,63% contro il nostro 2,12% e sui 25 anni si arriva all’1,75%, livello già superato dai nostri bond a 15 anni. Poiché per oltre l’80% il debito pubblico ellenico risulta in mano ai creditori pubblici, i mercati si stanno mostrando meno preoccupati del rischio default di Atene di quanto non lo siano per Roma, anche perché ritengono di avere già dato con la ristrutturazione del debito del 2012, per cui nel caso di deterioramento fiscale, suppongono che spetterebbe ai creditori europei accollarsi nuove, eventuali perdite.

L’emergenza Coronavirus riporta il debito della Grecia a rischio?

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