Quelli che masticano d’inglese e bazzicano nella finanza sono soliti dire in questa fase che “cash is trash”. Per molti anni era accaduto, invece, che dominasse l’opionione de “cash is king”. Per parlare facile, significa che oggi come oggi lasciare la propria liquidità non investita è dannoso, mentre fino a poco tempo fa poteva persino convenire in un ambiente di tassi negativi e inflazione azzerata. In breve, i tassi d’interesse sono esplosi per inseguire un’inflazione tornata ai livelli degli anni Ottanta.

Uno shock imprevisto e che ha avuto e continua ad avere conseguenze anche sul piano psicologico dirompenti. Ce ne dà conferma il rapporto mensile dell’ABI pubblicato ieri per il mese di maggio. La liquidità depositata presso le banche italiane è crollata di 13,3 miliardi di euro, scendendo a 1.789,1 miliardi. L’apice era stato raggiunto nel luglio di un anno fa a 1.873,1 miliardi.

Se gli italiani svuotano da mese i conti in banca, d’altra parte sono tornati ad investire. In quali asset? Ebbene, sempre a giugno sono aumentati di 5 miliardi a 221 miliardi in tutto gli investimenti in obbligazioni bancarie. Quest’ultimo dato ha posto un freno al calo della raccolta bancaria nel mese. All’infuori delle banche, come sappiamo sono tornati attrattivi i bond. I titoli di stato spiccano da mesi nei portafogli delle famiglie. Dalla fine del 2021, prima che iniziasse la risalita dei rendimenti obbligazionari, gli investimenti in BTp sono aumentati di 96,6 miliardi; nelle obbligazioni bancarie di 12 miliardi. Allo stesso tempo, la liquidità sui conti correnti e deposito è scesa di 65,3 miliardi.

Meno liquidità e più investimenti in bond

Questi numeri ci spiegano cosa starebbe accadendo in questi mesi. Le famiglie sono disposte a detenere sempre meno liquidità in banca, consapevoli che tra tassi ancora infimi e inflazione alta stiano “bruciando” i loro risparmi. Per questo spostano denaro a favore del mercato a reddito fisso, all’occorrenza disinvestendo da altri asset finanziari e non (immobili?).

A riprova che le banche italiane continuino a maltrattare la liquidità di cui abbondano, il tasso medio offerto sui conti deposito: 0,68% a maggio, solo in lieve rialzo dallo 0,64% di aprile e dallo 0,32% di un anno prima. Invece, sui nuovi mutui erogati il tasso d’interesse è salito in media al 4,24% dal 4,03% del mese precedente e il 2,05% di un anno prima. In generale, sui prestiti gli interessi applicati risultano del 3,25% più alti rispetto ai tassi passivi riconosciuti ai risparmiatori. Trattasi di uno spread in linea con i valori di fine 2007 (3,35%).

Le stesse banche italiane stanno aumentando gli investimenti in BTp: +15,6 miliardi da fine 2022 a 388,4 miliardi. Una maggiore percentuale della liquidità dei clienti è prelevata ed investita praticamente a rischio zero in titoli divenuti redditizi. Si capisce perché lo spread stia restando sotto controllo. Tra famiglie e banche si sta scatenando una vera corsa ai BTp. I loro acquisti da mesi superano le emissioni nette di debito pubblico. Il successo del BTp Valore è la punta dell’iceberg. Le famiglie chiedono remunerazione per i loro risparmi. Ed è ad oggi solo lo stato ad offrirgliela con rischi contenuti.

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