La seduta di martedì è stata, in un certo senso, da cerchiare in rosso sul calendario per i mercati finanziari. Dopo quasi tre anni, il rendimento del Bund a 10 anni è tornato in territorio positivo. In chiusura, il titolo offriva lo 0,005%. Nelle stesse ore, i rendimenti americani di pari durata salivano all’1,83%. E ieri, il trend rialzista per entrambi è proseguito.

Proprio il rialzo dei rendimenti americani sta trascinando al ribasso i prezzi dei bond tedeschi. Soltanto sei mesi fa, si attestavano sotto l’1,20% e ancora prima di Natale viaggiavano all’1,40%.

Nello stesso periodo, i rendimenti del Bund si trovavano in area -0,40%. Nel frattempo, i tassi d’inflazione sia negli USA che in Germania sono lievitati ai massimi da diversi decenni. A dicembre, la crescita dei prezzi al consumo americana è stata del 7% su base annua, mai così alta dal 1982. In Germania, si è portata al 5,3%.

Rendimenti americani e tedeschi, segnale sul cambio euro-dollaro

I mercati stanno pretendendo rendimenti americani e tedeschi più alti per scontare la maggiore perdita del potere d’acquisto e anche in previsione di tassi d’interesse più alti. La Federal Reserve dovrebbe alzarli 3-4 volte quest’anno, portandoli fino all’1-1,25%, mentre la BCE segnala di non volere aumentare il costo del denaro per almeno tutto quest’anno.

Lo spread Treasury-Bund a 10 anni si aggirava ieri all’1,87%, implicando un cambio euro-dollaro atteso da qui a un decennio in area 1,35 dall’attuale 1,13. Se da qui a dieci anni il cross risultasse più basso, i detentori dei titoli di stato americani avrebbero vinto la scommessa contro coloro che in questa fase continuano a prestare denaro al governo tedesco a rendimenti nulli o negativi. Viceversa, nel caso in cui il cambio si portasse al di sopra di tale soglia. Resta il fatto che sia i rendimenti americani che quelli tedeschi risultino estremamente negativi in termini reali di oltre il 5% in entrambi i casi.

Un’assurdità che si giustifica con l’eccesso di liquidità presente sui mercati e iniettata dalle banche centrali. Di fatto, Treasuries e Bund faranno perdere ai possessori oltre la metà del capitale investito entro la scadenza.

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