Martedì 11 ottobre, la Germania ha emesso il suo nuovo Bund a 30 anni (ISIN: DE0001102614) tramite collocamento sindacato. Il titolo ha scadenza fissata in data 15 agosto 2043. L’importo offerto dal Tesoro tedesco è stato di 4 miliardi di euro, a fronte del quale gli ordini registrati al momento della fissazione del pricing ammontavano a soli 16,5 miliardi. Insomma, una risposta debole, probabilmente inattesa dal governo. Tant’è che il nuovo trentennale debuttava con cedola fissa di 1,80% lordo all’anno, ma si ritrova ad offrire un rendimento alla scadenza di ben il 2,349%.

Infatti, il prezzo di aggiudicazione è stato di appena 88,051 centesimi. Significa che con ogni probabilità la Germania non si aspettava un rendimento così alto, risultato a premio di 3,2 punti base sull’attuale Bund a 30 anni con scadenza 15 agosto 2042. Ma si consideri che questi è uno zero coupon, cioè non stacca cedola.

La tiepida risposta del mercato ha certamente a che fare proprio con le condizioni poco allettanti offerte dalla Germania. Chissà che Berlino abbia messo in conto di spuntare un prezzo così basso, confidando in una risalita nei prossimi mesi quando si terranno le successive emissioni del nuovo Bund a 30 anni. In altre parole, può darsi che il governo tedesco scommetta su una discesa dei rendimenti con l’inflazione, magari a seguito dello sperato allentamento delle tensioni sull’energia. Fatto sta che il Tesoro ha incassato il 12% in meno del valore nominale emesso.

Concorrenza europea al Bund a 30 anni

Probabile anche che sul risultato poco brillante abbiano inciso le emissioni dell’Unione Europea. Nelle stesse ore, essa riapriva il bond a 7 anni per 5 miliardi e lanciava il suo nuovo bond a 20 anni con scadenza 4 novembre 2042 per altri 6 miliardi. Di questa seconda tranche, 2 miliardi sono destinati ad aiutare l’Ucraina. Gli ordini sono stati robusti, segno che le emissioni sovranazionali, pur con rendimenti a premio su quelle tedesche, siano percepite positivamente dal mercato.

Il giorno precedente al lancio del nuovo Bund a 30 anni, la Germania era stata teatro di un giallo. Bloomberg scriveva che il governo Scholz stesse aprendo alle emissioni di debito comune contro il caro energia. Poche ore dopo, fonti vicine allo stesso esecutivo smentivano. E alla luce di quanto accaduto con l’emissione di martedì, si capisce anche perché. Berlino teme che le emissioni sovranazionali della UE colpiscano l’appetibilità del debito federale tedesco. Di fatto, sia Bruxelles che Berlino sono giudicati debitori massimamente affidabili. Ma se le emissioni di debito comune prendessero piede, il rischio per la Germania sarebbe di essere scartata dagli investitori a favore della UE. Pertanto, oltre il Next Generation EU i tedeschi non vorrebbero andare.

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