Il Bund a 10 anni era tornato a offrire un rendimento sopra lo zero, pur per poco, nel corso di questa settimana. Stamattina, è sceso in territorio decisamente negativo e rende -0,06%. In lieve calo anche il rendimento decennale italiano all’1,35%, con lo spread BTp-Bund a essere salito in area 140 punti base. Nel frattempo, l’oro si è portato ai massimi da due mesi fin sopra 1.840 dollari l’oncia.

Sono in estrema sintesi i principali segnali dei timori sui mercati finanziari per la sempre più probabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Le immagini satellitari ci forniscono un quadro allarmante: le truppe russe sono state mobilitate a ovest del paese, in tre città al confine con l’Ucraina. A Ginevra gli USA faranno l’ultimo tentativo per cercare di fermare l’avanzata militare di Mosca. Dopodiché, reagirà con sanzioni economiche molto dure, a detta del presidente Joe Biden di qualche giorno fa in conferenza stampa.

Bund e spread su con la caccia ai safe asset

Il ritorno del Bund decennale ai rendimenti negativi è frutto della caccia ai “safe asset” di questi giorni. Sul mercato c’è tanta paura per le conseguenze geopolitiche dell’evento ed essa supera al momento quella per l’inflazione ai massimi da decenni sia negli USA che in Europa. Peraltro, in scia alle tensioni anche il petrolio sta surriscaldandosi. In settimana il Brent ha sfiorato gli 87 dollari al barile, ai massimi dal 2014. Un trend negativo per le banche centrali, le quali si vedrebbero costrette a intervenire più velocemente con le rispettive strette monetarie per impedire che i tassi d’inflazione continuino a correre.

Lo spread sale essenzialmente per la preferenza degli obbligazionisti per i bond più sicuri e forse anche sui timori che una destabilizzazione geopolitica impatti negativamente sulla crescita economica del Vecchio Continente, aggravando le condizioni per il già elevatissimo debito pubblico di stati come l’Italia.

Tra l’altro, nel caso d’invasione dell’Ucraina il prezzo del gas esploderebbe a livelli ancora più alti di quelli a cui sono arrivati in queste settimane. A parte provocare una crisi energetica molto grave per l’economia europea, l’inflazione ne risentirebbe al punto da indurre la BCE a restringere ulteriormente e/o più velocemente le condizioni monetarie, minacciando la tenuta dei bond più deboli come i BTp.

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