Dopo una seduta negativa dietro l’altra, ieri è arrivata finalmente la svolta positiva per i nostri titoli di stato. E’ troppo presto per capire se si tratti di un’inversione di tendenza o di un semplice rimbalzo seguito alle forti perdite. Sta di fatto che la BCE ha sorpreso tutti ieri, quando ha tenuto in tarda mattinata un board d’emergenza sullo spread. Questi era esploso a 250 punti base in Italia, con il BTp a 10 anni schizzato sopra 4,15%, il massimo da inizio 2014.

Invece, il boom dei prezzi di ieri sull’onda della BCE ha ristretto gli spread e fatto scendere i rendimenti.

Boom dei prezzi, maxi-rialzi per BTp a 30 e 50 anni

Ad essersi avvantaggiati maggiormente di questo recupero sono state chiaramente le lunghe scadenze. Sono quelle che hanno sofferto più di tutte con il rialzo dei rendimenti di questi mesi. Basti pensare proprio al BTp a 10 anni, che debuttava nel 2022 sotto 1,20% e uno spread con il Bund poco sopra 130 punti. Nel dettaglio, il BTp 2051 guadagnava il 5,5% poco prima della pubblicazione del comunicato BCE successivo al board d’emergenza di ieri. La quotazione superava 62 centesimi contro i meno di 59 della chiusura precedente.

Anche il BTp 2052 guadagnava all’incirca il 5,5%, così come il BTp green con scadenza 2045. Ancora meglio andava al BTp 2072, che era arrivato a salire del 6,7%, salendo sopra 63 centesimi. Tali guadagni sono stati parzialmente ridotti dopo il comunicato. La BCE non ha varato un nuovo scudo anti-spread, ma ha dato mandato ai funzionari per studiarne uno, impegnandosi nel frattempo ad usare la flessibilità goduta con il PEPP in fase di reinvestimento delle scadenze in portafoglio.

Scudo anti-spread contro crisi dell’euro

La BCE ha preso formalmente atto del rischio di frammentazione monetaria provocato dalla divaricazione degli spread, accelerata dopo l’ultimo board ordinario di giovedì scorso. Prima di esso, il BTp a 10 anni rendeva il 3,46%.

Da allora, è arrivato a offrire lo 0,70% in più. Troppo per restare inosservato a Francoforte. Saranno importanti i tempi per arrivare allo scudo anti-spread vero e proprio. I problemi di natura tecnica non mancano nel designarne uno che funzioni e al contempo non si trasformi in una monetizzazione palese dei debiti sovrani. Ma prima di tutto serviva un segnale per garantire ai mercati che la stretta sui tassi, necessaria per contenere i tassi d’inflazione, possa essere implementata senza provocare una nuova crisi dell’euro.

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