Dopo anni di gelo, il mercato obbligazionario è tornato ad essere appetibile per gli investitori, piccoli o grandi che siano. Durante la pandemia, il BTp a 10 anni era arrivato ad offrire intorno allo 0,50%. Adesso, viaggia a ridosso del 5%. Sebbene l’inflazione sia nel frattempo esplosa, in un’ottica di lungo periodo i bond sono diventati remunerativi anche in termini reali. E non a caso, dei 106,5 miliardi di dollari di raccolta netta realizzata in Europa dagli ETF, circa la metà (52,4 miliardi) riguarda proprio l’obbligazionario.

E se vi dicessimo che esiste una notevole differenza tra investire in ETF e investire direttamente in bond? Proprio per questo sul mercato italiano hanno da poco fatto il loro debutto quattro nuovi tipi di ETF, noti come iBonds.

Cosa sono e come funzionano ETF

Prima di presentarveli, dobbiamo capire cos’è un ETF obbligazionario e in cosa è diverso da un investimento classico in bond. ETF sta per “Exchange Traded Funds”. Si tratta di fondi a gestione passiva, cioè che puntano a replicare l’andamento degli asset sottostanti. Per questa loro caratteristica semplice, prevedono il pagamento di basse commissioni a carico di chi investe. E ciò li ha resi molto popolari nell’ultimo decennio, in particolare.

Se un ETF investe nell’indice S&P 500, di fatto ne segue l’andamento percentuale (in ribasso o in rialzo) quasi identicamente. E se investe in bond? Qui, esiste una rilevante differenza. Immagina di acquistare un BTp a 10 anni con rendimento attuale di quasi il 5%. Avrai la certezza che da qui alla scadenza, otterrai annualmente il 5% lordo del capitale investito.

Differenze tra ETF e acquisti bond

Con un ETF obbligazionario che investisse in BTp a 10 anni, tale certezza non esiste. Infatti, esso mantiene intatta la stessa “duration” nel tempo. Pertanto, man mano che il BTp a 10 anni si avvicina alla scadenza, viene rimpiazzato con un nuovo BTp decennale.

Tuttavia, le condizioni di mercato possono nel frattempo mutare. Ad esempio, in una fase di aumento dei tassi di interesse, l’ETF perde valore. Viceversa, lo aumenta in una fase di calo dei tassi. E le cedole possono mutare anche in misura considerevole. Basti pensare a un ipotetico ETF sui BTp a 10 anni, che nel giro di un triennio sarebbe passato dall’erogare lo 0,50% al 5%.

iBonds come acquistare obbligazioni

Per ovviare a tale problema, anni addietro negli Stati Uniti sono nati i cosiddetti iBonds. Si tratta di ETF che portano le obbligazioni a scadenza. Di fatto, la “duration” del sottostante diminuisce fino ad azzerarsi. In questo modo, investire in un iBonds equivale a comprarne direttamente le obbligazioni sottostanti. Seguono entrambi la stessa sorte. Sul mercato italiano ne sono sbarcati quattro questo mese, anche se riguardano per il momento soltanto corporate bond con rating “investment grade” e con scadenza nel dicembre 2025, dicembre 2026, dicembre 2027 e dicembre 2028.

Dunque, gli ETF obbligazionari, che ci permettono di investire come se acquistassimo direttamente bond, esistono. Si chiamano per l’appunto iBonds, ma ancora sono pochi, poco liquidi e riguardano una platea sin troppo ristretta di titoli. L’importante è che il piccolo investitore abbia ben compreso la differenza tra ETF classico da una parte e investire in iBonds e bond dall’altra.

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