A marzo, il declassamento del rating ad opera di Moody’s ha privato il Sudafrica definitivamente dello status di emittente “investment grade”. Adesso, tutte le principali agenzie internazionali valutano il suo debito come “spazzatura”: “BB-” per S&P, “BB” per Fitch e “Ba1” per Moody’s. Ciò ha comportato l’esclusione dei bond dall’FTSE World Government Bond Index, con inevitabili contraccolpi sul mercato obbligazionario sovrano, tant’è che la curva dei rendimenti risultava esplosa proprio alla fine di marzo, con il biennale ad essere salito al 7,80% e il decennale sopra il 12%.

Adesso, si attestano rispettivamente al 5,22% e al 9,38%, decisamente sotto i massimi dell’anno. E se il secondo resta a circa 113 punti base sopra i livelli di apertura dell’anno, il primo segna -150 bp, risentendo dell’allentamento monetario di questi mesi.

I bond sudafricani ora sono “spazzatura” e il cambio crolla ai minimi storici

Nel frattempo, il cambio è collassato. Il rand sudafricano ha perso contro il dollaro il 24% quest’anno, ma recupera ben il 3,7% dallo scorso 23 aprile, quando il rapporto tra le due valute si era portato sopra 19. Ieri, era sceso in area 18,40. L’andamento negativo del cambio rischia di far mancare il Sudafrica all’appuntamento con il processo di disinflazione internazionale. A marzo, l’inflazione risultava scesa al 4,1%, mentre i tassi sono ad oggi fissati al 4,25%, poco sopra, restando positivi in termini reali.

Il ministro delle Finanze, Tito Mboweni, ha dovuto varare una manovra da 500 miliardi di rand (25,5 miliardi di euro) per combattere la crisi generata dall’emergenza Coronavirus e adesso si stima che il deficit fiscale per l’anno 2020/2021 più che raddoppierà al 14% del pil, rispetto al 6,8% delle previsioni di inizio anno. Ce ne sarebbe per starsene ancora più alla larga dal Sudafrica, se non fosse che il massiccio “sell-off” delle scorse settimane sembra aver reso abbastanza “cheap” questo mercato emergente.

Bond sicuri in valuta emergente

Sul piano tecnico, il rand appare ormai iper-venduto, tant’è che adesso le posizioni nette sul suo tasso di cambio contro il dollaro si sono tramutate in “long”, cioè stanno iniziando a prevalere le scommesse rialziste. E anche gli acquisti dei bond sono tornati, come segnala la forte discesa dei rendimenti a medio-lungo termine di queste ultime settimane. In molti di voi storceranno il naso all’idea di inserire in portafoglio titoli emergenti “spazzatura”, anche perché il Sudafrica non è certo un modello di economia che funzioni. Se questo è vero, del resto nel caso di recupero veloce, l’apprezzamento del cambio finirebbe in breve tempo per mettere a frutto l’investimento in bond. Qualora, però, si volesse scommettere solamente sul cambio senza assumersi i rischi di credito, vi proponiamo tre obbligazioni emesse dalla Banca Europea per gli Investimenti.

Trattasi di titoli chiaramente denominati tutti in rand sudafricani. La scadenza settembre 2024 e cedola 8,5% (ISIN: XS1110395933) offriva ieri un rendimento del 4,95%. Da inizio aprile, ha messo a segno un rialzo di oltre l’8%. La scadenza dicembre 2026 e cedola 8,125% (ISIN: XS1167524922) ha guadagnato poco meno del 12% dai minimi toccati a marzo, portandosi a un rendimento del 5,76%. Infine, il bond maggio 2027 e cedola 8% (ISIN: XS1605368536) è rimbalzato del 10% e ieri rendeva il 5,85%. Non solo abbiamo livelli di rendimento obiettivamente interessanti, a fronte di un rischio di credito nullo, ma anche prospettive allettanti a breve termine sul cambio. Per non parlare del fatto che i rendimenti di questi bond non risultino così fortemente superiori a quelli dei bond sudafricani di pari durata, segno che anche per il mercato sovrano domestico il vero rischio percepito dagli investitori resti quello di cambio, più che di credito. Ma il vento starebbe cambiando.

Obbligazioni BEI in rand sudafricani: che faccio?

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