In audizione all’Europarlamento, il governatore della BCE ha prospettato ieri una stretta monetaria ancora lungi dalla fine. Christine Lagarde ha sostenuto la necessità di continuare ad alzare i tassi BCE basandosi di volta in volta sui dati macroeconomici. Ritmi e destinazione, ha spiegato, dipenderanno dalle prospettive dell’economia e dalle aspettative salariali e d’inflazione. La francese ha altresì invitato i governi dell’Area Euro a condurre politiche fiscali coerenti con la politica monetaria. In particolare, ha rivolto un appello per sostegni mirati all’economia e limitati nel tempo.

Gli stimoli non dovrebbero fiaccare gli sforzi per ridurre chiaramente il rapporto tra debito pubblico e PIL.

Board BCE indecisa su stretta a dicembre

Dal canto suo è stato ancora più netto l’olandese Klaas Knot, banchiere del board di Francoforte. Egli ha reclamato un nuovo maxi-rialzo dei tassi BCE, sostenendo che la scelta tra +50 e +75 punti base non sarebbe stata presa. Ha anche sostenuto che non sarebbe affatto scontata una recessione europea, anche a seguito dei dati sorprendenti al rialzo in Germania. Di certo, ha aggiunto, ci sarà un indebolimento della congiuntura. Ma ha anche chiarito che è proprio un’economia più debole che serve per ridurre l’inflazione.

A tale proposito, Knot ritiene che i rischi di fare troppo poco al momento sarebbero superiori a quelli di fare troppo. Infatti, teme che la discesa dell’inflazione sarà più complicata del previsto, come segnalerebbe la crescita salariale nell’area. Essa risulterebbe incoerente con l’obiettivo di un aumento della produttività dell’1% e di un’inflazione al 2% nel medio termine, ha spiegato.

Mercato sottostima rialzo tassi BCE

A settembre e ottobre, il costo del denaro è stato alzato dello 0,75% in entrambi i casi. Nelle scorse settimane, si era diffusa la sensazione che i tassi BCE a dicembre sarebbero stati aumentati dello 0,50%, se non meno.

Stando alle ultime dichiarazioni ufficiali, il board resterebbe diviso sul punto, con l’italiano Fabio Panetta, in particolare, a reclamare prudenza. Non a caso, ieri lo spread BTp-Bund è salito a circa 193 punti. L’aria che tira, almeno a parole, sarebbe di una banca centrale disposta a tollerare anche una recessione moderata pur di battere l’inflazione.

Resta il fatto che il mercato continuerebbe a scontare tassi BCE fino a un massimo del 3% nel corso del 2023. Raggiunto tale picco, essi sarebbero tagliati solamente a partire da metà 2024. Questo significa che una stretta più decisa riaccenderebbe lo spread e riporterebbe le vendite dei bond nell’area. Per dicembre, ad esempio, il mercato non prevede oltre a un quarto di punto percentuale di aumento. Alla luce delle dichiarazioni, sembra assodato che il rialzo sarà almeno doppio.

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