Questa settimana, il Tesoro ha emesso BTp€i con scadenza maggio 2026 e cedola annua reale dello 0,65% (ISIN: IT0005415416) per 2 miliardi di euro, il massimo della forchetta 1,5-2 miliardi fissata alla vigilia, spuntando un rendimento lordo dello 0,56%. La domanda non è stata abbondante, ma comunque nettamente sopra l’importo massimo offerto, pari a 3,13 miliardi. Questo bond offre una cedola agganciata all’inflazione dell’Eurozona, per cui protegge dal rischio di perdita del potere di acquisto nell’area. Il rendimento esitato si confronta con lo 0,80% offerto dal BTp con cedola fissa di simile durata.

Si ottiene, quindi, uno scostamento minimo tra i due rendimenti, riflesso di aspettative d’inflazione altrettanto basse, per quanto il vero raffronto possa essere effettuato tra il BTp con cedola fissa e il BTp Italia sulle medesime scadenze.

BTp Italia a ruba sul mercato secondario, ma il mercato non sconta alcuna inflazione

Quest’ultimo aggancia la cedola all’inflazione italiana e, pertanto, riesce a segnalare con più precisione le aspettative sui prezzi al consumo interni. Ebbene, il BTp Italia maggio 2026 (ISIN: IT0005332835) offriva ieri un rendimento dello 0,96%, cioè superiore rispetto sia al BTp€i e sia al BTp con cedola fissa. Il dato capterebbe un’inflazione media annua attesa del -0,40% per i prossimi 6 anni.

Per capire se stiamo parlando di un dato eccezionale, abbiamo deciso di analizzare altre due scadenze. Prendiamo proprio il BTp Italia maggio 2025, emesso per la prima volta il mese scorso e che offre una cedola reale dell’1,40% (ISIN: IT0005410912). Ad una quotazione di 102, rendeva ieri quasi quanto l’altro bond retail, vale a dire lo 0,97%. E questo rendimento si confronta con lo 0,69% del BTp con cedola fissa, segnalando un’inflazione attesa nel quinquennio di quasi il -0,30%. Sulla medesima scadenza non abbiamo un BTp€i, per cui rimandiamo a quello con durata residua più ravvicinata, in scadenza nel settembre 2024 e con rendimento dello 0,46%, meno della metà del bond indicizzato all’inflazione tricolore.

Infine, il BTp Italia novembre 2022 (ISIN: IT0005351678). Rendimento dello 0,40%, anche in questo caso superiore allo 0,23% del titolo di stato con cedola fissa, ma inferiore allo 0,48% del BTp€i.

Previsioni nere sull’economia italiana

In definitiva, abbiamo che il mercato si aspetterebbe una leggera deflazione per l’Italia lungo i prossimi anni, nell’ordine dello 0,20% per il prossimo biennio, dello 0,30% per il prossimo quinquennio e dello 0,40% per i prossimi 6 anni. L’aspetto curioso, se vogliamo anche preoccupante, di questo scenario sarebbe il deterioramento crescente dei prezzi nel tempo. Ci saremmo aspettati, infatti, una deflazione attesa più alta nel breve periodo e sempre meno accentuata man mano che allarghiamo l’orizzonte temporale. Il fatto che stia avvenendo il contrario segnalerebbe che per gli investitori l’economia italiana rischi di cadere in vortice deflattivo, a sua volta scatenato da una ripresa solamente parziale del pil dopo il Covid-19.

Il mercato non vede rischi d’inflazione, il successo del BTp Italia è dovuto ad altro

Guarda caso, i rendimenti dei BTp€i sostano sotto i livelli dei bond italiani con cedole fisse, tranne per la scadenza 2022, a riprova che le aspettative sull’economia nell’Eurozona sarebbero meno drammatiche. Per l’area, il mercato si aspetterebbe una leggera deflazione a breve, seguita da un periodo di bassa inflazione, che per quanto stimata su livelli infimi, almeno ci lascia intendere un minimo di vivacità economica prevista.

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