Questa settimana, sul mercato obbligazionario di Eurolandia è stato compiuto un ulteriore passo verso il ritorno alla normalità. Finnair ha emesso il primo bond per una compagnia aerea europea da quando è scattata l’emergenza Covid-19. Lo ha fatto con un’obbligazione perpetua da 200 milioni di euro, ricevendo richieste per 260 milioni. L’accoglienza del mercato non è stata calorosa, segno che gli investitori nutrono più di qualche dubbio sulla capacità del comparto aereo di ripartire a breve e con slancio dopo i mesi di totale fermo a causa della pandemia.

La società, invece, si mostra tutto sommato soddisfatta.

Il bond è senza scadenza, per cui non si è sicuri che l’emittente lo rimborserà mai. Per questo e in considerazione degli elevati rischi di credito di questa fase, Finnair ha offerto una cedola del 10,25%. Si tratta di un’obbligazione anche subordinata, perché nel caso di fallimento ha ranking inferiore a quello di tutto il debito rimanente. La prima call è stata fissata tra 3 anni, per cui non può esservi alcun rimborso da qui al 2023.

I proventi dell’operazione saranno impiegati tra l’altro per rimborsare un altro bond “ibrido”, quello con cedola 7,875% e che nel caso di mancato pagamento a ottobre frutterebbe agli obbligazionisti quasi il 13%. Pertanto, alla compagnia finlandese conviene indebitarsi ai nuovi tassi a doppia cifra, pur sempre inferiori a quelli che sborserebbe per continuare a corrispondere le cedole agli obbligazionisti.

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Alta cedola, alti rischi

I due terzi delle richieste sono arrivati da investitori scandinavi, probabilmente allettati proprio dall’alto tasso d’interesse offerto e dalla presenza dello stato nel capitale. In realtà, quest’ultimo non sarebbe di per sé un motivo valido per comprare il debito di Finnair. Anzi, Helsinki potrebbe in futuro sacrificare proprio gli interessi degli obbligazionisti, nel caso in cui si trovasse costretta a salvare la compagnia in uno scenario di crisi.

In settimana, comunque, sono state emesse diverse obbligazioni perpetue. Oltre a Finnair, c’è stata la compagnia petrolifera francese Total per 1 miliardo e Intesa Sanpaolo per 1,5 miliardi. Queste emissioni consentono alle società di iscriverle come capitale ai fini regolamentari, esibendo un patrimonio più solido di quanto non sarebbe nel caso in cui venissero conteggiate esclusivamente come debiti. Per contro, questo significa che gli obbligazionisti si espongono a un rischio non indifferente.

Il successo complessivo di queste operazioni la dice lunga sulla fame di rendimento sui mercati avanzati, dopo il boom dei prezzi dei bond di questi mesi, alimentato proprio dall’avversione al rischio tra gli investitori e dalle politiche monetarie ultra-espansive di quasi tutte le banche centrali del pianeta. Se un tasso annuo del 10,25% vi sembra alto, lo è effettivamente di più di quanto pensiate in una fase come questa, in cui il trentennale sovrano tedesco offre ancora rendimenti negativi. Tenere gli occhi aperti è d’obbligo per non cadere in rovinose tentazioni, specie considerando che il comparto aereo non è atteso riprendersi presto.

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