Negli ultimi mesi, la lira turca si è ripresa a doppia cifra sui mercati dei cambi. Contro l’euro, ha recuperato quasi il 14% dai minimi storici toccati a inizio novembre, prima che l’avvicendamento alla guida della banca centrale di Ankara riportasse gradualmente la calma tra i detentori della valuta emergente. Allora, un euro arrivò a comprare fino a 10,12 lire, mentre oggi 8,72. Su base annua, la lira turca perde circa un quarto del suo valore contro la moneta unica. Tuttavia, sembra che per il momento il peggio sia alle spalle.

Da quando il governatore è Naci Agbal, i tassi d’interesse sono stati alzati di 675 punti base al 17%, tornando nuovamente sopra l’inflazione, che pure a dicembre ha accelerato al 14,6%.

La politica monetaria è diventata decisamente più restrittiva in Turchia e i tassi rimarranno almeno invariati, se non saranno ulteriormente alzati, per un bel po’. Lo ha chiarito l’istituto al termine del board di gennaio. Per i bond, la stretta suona come una cattiva notizia. E, in effetti, i rendimenti sovrani si sono portati ai massimi da mesi lungo la curva delle scadenze. Tuttavia, per chi ha investito in obbligazioni sovranazionali denominate in lire turche, gli ultimi mesi sono stati a dir poco raggianti.

Istituzioni come la Banca Mondiale e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) sono solite emettere debito in varie valute emergenti, al fine di diffonderne l’uso e sostenerne la liquidità sui mercati internazionali. Queste obbligazioni si caratterizzano per l’assenza di rischio di credito da un lato, trattandosi di emittenti con rating AAA assegnato dalle principali agenzie di valutazione, ma anche per un elevato rischio di cambio dall’altro. In buona sostanza, qui le probabilità di perdere il capitale, in tutto o in parte, sono teoricamente nulle, ma per contro esiste la seria possibilità di ritrovarsi alla scadenza o alla data del disinvestimento anticipato con un capitale svalutato, una volta che verrà riconvertito in euro.

Ecco tre obbligazioni sicure per investire sulle valute emergenti

Bond in lira turca, i guadagni a doppia cifra

Prendiamo le obbligazioni BEI con scadenza 7 marzo 2022 e cedola 10% (ISIN: XS1574041999). A fine ottobre, toccavano un minimo di 93 centesimi, mentre oggi sono risalite a circa 98,30 centesimi, guadagnando il 5,5%. Nello stesso frangente, la lira ha messo a segno un rialzo del 10% contro l’euro, per cui l’obbligazionista si ritrova in poco più di 3 mesi con un guadagno effettivo del 15,5% tra effetto cambio e quotazione. Chi comprasse oggi il titolo si ritroverebbe con un rendimento alla scadenza dell’11,74%. In assenza di nuove inversioni di tendenza della lira, una percentuale a dir poco allettante per un investimento di appena 13 mesi.

E passiamo alle obbligazioni sostenibili della Banca Mondiale, in scadenza il 15 marzo 2023 e cedola 12% (ISIN: XS1791714147). A fine ottobre, toccavano un minimo intorno ai 90 centesimi, mentre oggi quota sopra 100. Il bond si è apprezzato dell’11,35%, a cui si aggiunge il +10% messo a segno dal cambio. Il guadagno complessivo supera, quindi, il 21%. E anche in questo caso, tutto in appena 3 mesi. Stesso rendimento del precedente per chi lo acquistasse oggi: 11,73%.

Infine, abbiamo le obbligazioni “green” della Banca Mondiale, stavolta con scadenza 4 marzo 2022 e cedola 8,25% (ISIN: XS1198022706). Da fine ottobre ad oggi guadagnano il 5,7%, che sommato al +10% della lira porta il guadagno teorico totale a poco meno del 16%. E il rendimento è più ghiotto degli altri due bond: 13,3%. Forse, il mercato ha gradito meno la più bassa cedola e pretende una quotazione decisamente bassa per acquistare. Resta il fatto che la lira turca negli ultimi mesi abbia offerto plusvalenze lorde teoriche tra il 15% e oltre il 20% sulle emissioni sovranazionali in essa denominate. E non è detto che il rally si sia fermato.

Occhio ai prossimi appuntamenti della banca centrale di Ankara.

Come ha fatto la lira turca a perdere l’80% in 10 anni e come andrà nel 2021?

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