Lo scorso anno, la Banca Mondiale emise un green bond denominato nella lira turca per 350 milioni, un valore corrispondente al cambio di allora 35 milioni di euro. Oggi, vale meno di 22 milioni. Si tratta della scadenza 21 gennaio 2026 e cedola 12% (ISIN: XS2288098291), per cui nacque come obbligazione a 5 anni. Attualmente, presenta una vita residua inferiore ai 4 anni. Da allora, acqua sotto i ponti ne è passata sotto i ponti. Il mercato obbligazionario è imploso come mai era avvenuto prima, almeno negli ultimi 30 anni. E la lira turca è diventata carta straccia, arrivando a perdere nel mese di dicembre più del 50% rispetto all’inizio dell’anno contro il dollaro.

Un mix micidiale, quindi, per chi avesse sottoscritto il green bond. Vediamo effettivamente com’è andata. Anzitutto, contrariamente a quanto possiamo immaginare, la quotazione è salita rispetto alla data in cui sono iniziate le negoziazioni sul MoT di Borsa Italiana. Da meno di 85,50 centesimi si è arrivati agli oltre 94 centesimi di venerdì scorso. Il bilancio è stato ad oggi virtualmente positivo del 10% e rotti.

Tuttavia, nel frattempo la lira turca ha perso contro l’euro ben il 37,5%. Scambiava a 1:10 nel maggio scorso, adesso a un tasso di 1:16. Il rischio di cambio si è palesato brutalmente. Del resto, l’ostinazione con cui il presidente Erdogan ha preteso dalla banca centrale di Ankara che tagliasse i tassi d’interesse con un’inflazione a doppia cifra, ha steso la valuta emergente al tappeto. Per fare un bilancio complessivo, però, dobbiamo anche considerare la cedola maturata e con godimento a partire dal 21 gennaio 2021. Questo significa che nel caso di rivendita del green bond, avremmo maturato un tasso d’interesse effettivo in euro del 10%. Saldo finale: circa -17%.

Green bond poco liquido

Ovviamente, il discorso può cambiare in meglio o in peggio, a seconda del momento in cui saremmo entrati sul mercato. Ad esempio, il green bond a inizio gennaio sprofondò sotto i 70 centesimi.

Chi lo avesse comprato in quei giorni, adesso avrebbe maturato una plusvalenza virtuale di oltre il 25%, a fronte di una perdita valutaria inferiore al 3%. In effetti, la lira si è stabilizzata dalla fine di dicembre, pur se tenuta sotto controllo dalla banca centrale. Sta di fatto che oggi il rendimento del titolo si attesta al 14,4%. Ciò implica che non perderemmo dall’investimento solo se la lira da qui alla scadenza non cadesse contro l’euro di tale percentuale media ogni anno. Visti i precedenti, appare una speranza non troppo fondata.

Invece, se avessimo acquistato il green bond ai minimi storici di gennaio, il rendimento sarebbe stato di oltre il 25%, un livello più difficile da scalfire anche dalla lira turca. Infine, c’è un altro rischio che incombe sul green bond, vale a dire la scarsissima liquidità degli scambi. Sul MoT sono avvenuti dal maggio 2021 acquisti per neppure 18,5 milioni di lire, il 5% dell’importo complessivo. Come dire che passa di mano pochissimo capitale ogni giorno, tale da rende molto complicato rivendere il titolo all’occorrenza. Problema accentuato dallo scarno importo emesso dalla Banca Mondiale e dal fatto che in portafoglio il green bond lo abbiano essenzialmente investitori istituzionali.

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