Obbligazioni sovranazionali per ottenere rendimenti alti a rischi praticamente inesistenti? E’ il sogno di qualsiasi investitore ricavare tanto rischiando poco. In genere, un binomio impossibile. A volte, le emissioni di istituzioni internazionali rendono tale sogno possibile. Ne è un esempio il green bond emesso nel febbraio di quest’anno dalla Banca Mondiale in pesos messicani. Scadenza 17 giugno 2027 e cedola fissa lorda del 6,75% (ISIN: XS2444203462). Un modo per contribuire ad abbattere l’inquinamento e al contempo per sostenere una delle valute emergenti più importanti nel mondo.

Quando investi in una valuta emergente, stai scommettendo su un suo apprezzamento futuro. Tutt’al più, riponi fiducia sul fatto che il tasso di cambio resti stabile. Il rischio che accada il contrario è, però, elevato. Anche perché parliamo di solito di valute di economie ancora relativamente fragili. Ma vi faremo vedere quanto il green bond in pesos sia riuscito a tutelare il potere di acquisto dalla sua emissione. Anzi, è stato capace persino di battere l’alta inflazione di questi mesi.

Numeri del green bond in pesos

All’atto della sua emissione, il green bond in pesos fu prezzato a 98,701 centesimi. Allora, il tasso di cambio contro l’euro era di 23,46. In pratica, per acquistare un lotto minimo di 25.000 pesos (1.065,64 euro al cambio di nove mesi fa) l’investitore avrebbe speso 1.051,80 euro.

Supponiamo che il bond in pesos sia stato rivenduto ieri al prezzo di mercato vigente di 89,50 centesimi. Sembrerebbe che l’investimento sia stato a perdere. Invece, vedremo che è vero il contrario. Infatti, il peso messicano si è di molto apprezzato in questi mesi. Ieri, scambiava a 19,99 contro l’euro. Pertanto, il lotto sarebbe stato venduto per 22.375 pesos, che al cambio faceva 1.119,31 euro.

Come possiamo verificare, già saremmo rientrati nell’investimento, maturando anche un buon margine di guadagno. Ma non è finita. Dobbiamo aggiungere la cedola maturata in questi mesi e pari al 5,25% del valore nominale del bond in pesos.

A conti fatti, 1.311,86 pesos, pari a 65,63 euro. In totale, avremmo ricavato 1.184,94 euro, a fronte dei 1.051,80 euro spesi. Il margine sarebbe stato di 133,14 euro, cioè del 12,66%.

Andamento futuro incerto

Tra febbraio e ottobre (ultimo dato noto), l’inflazione in Italia è stata del 7,7%. Questo significa che il bond in pesos si sarebbe rivelato più che sufficiente per proteggere il capitale dalla perdita di valore dovuta al carovita. Anzi, il rendimento netto reale nel periodo sarebbe stato del 3,4%.

Chiaramente, l’andamento passato può benissimo non essere replicato nei prossimi mesi. Il bond in pesos potrebbe apprezzarsi per via del calo generale dei rendimenti sui mercati obbligazionari e al contempo infliggere perdite sul fronte del cambio. In effetti, già nelle ultime sedute l’euro si è rafforzato contro la valuta emergente, la quale è molto dipendente dal trend del dollaro. E da qui alla scadenza non sappiamo di quanto si sarà eventualmente rafforzata la moneta unica contro il peso messicano, se in misura tale da portare il rendimento teorico attuale del 9,50% in area persino negativa.

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