Israele è diventato il 24-esimo stato nel mondo ad essere sbarcato sul mercato dei green bond. Lo ha fatto in settimana con la sua prima emissione del genere, denominata in dollari. Ha così raccolto 2 miliardi, attirando ordini per 12 miliardi da 200 investitori di 35 paesi. Le richieste sono state sbalorditivamente elevate per la scadenza a 10 anni. Il tasso di interesse annuo lordo è stato fissato al 4,50%. Il rendimento esitato è stato di 95 punti base o 0,95% sopra il T-bond americano di pari durata.

Come sappiamo, i green bond sono titoli del debito dal funzionamento perfettamente uguale a quelli ordinari, ma con la differenza che l’emittente s’impegna ad utilizzare i proventi per scopi ambientali.

Nel caso specifico, Israele ha aderito a un’iniziativa della Casa Bianca per tendere entro il 2050 ad emissioni nette zero in relazione a tutte le attività dello stato. I 2 miliardi di dollari raccolti serviranno nel concreto a tagliare del 27% le emissioni di CO2 entro il 2030, in relazione alle emissioni del 2015. Per giungere all’obiettivo, lo stato punterà su: trasporto pubblico ecosostenibile; energie rinnovabili, con particolare attenzione all’installazione di pannelli solari sugli edifici pubblici; desalinizzazione; compostaggio e costruzione di edifici pubblici ad emissioni zero.

Il responsabile del Ministero delle Finanze, Yali Rothenberg, si è mostrato soddisfatto dell’esito del collocamento. Ha ammesso che il green bond sia servito per diversificare le fonti di finanziamento e al contempo per raccogliere capitali a costi contenuti. E’ noto, ha ricordato, come il mercato sia disposto a finanziare debito a tassi inferiori nel caso di emissioni “verdi”.

Green bond Israele, rischi dal cambio

Hanno aiutato certamente gli alti rating sovrani assegnati al debito sovrano israeliano: AA- per S&P, A+ per Fitch e A1 per Moody’s. Il rischio di credito corso dagli investitori risulta essere, pertanto, molto basso. Poco prima della pandemia, nel gennaio del 2020 Israele emise bond in dollari a 10 e 30 anni per complessivi 3 miliardi di dollari.

Pochi mesi dopo fu la volta del suo primo bond a 100 anni per l’importo di ben 5 miliardi di dollari. Questa emissione raccolse fondi a sostegno della lotta al Covid-19.

Curiosamente, il green bond a 10 anni reca la stessa cedola del bond a 100 anni emesso nel 2020, quando le condizioni di mercato erano molto più favorevoli. In effetti, la quotazione di quest’ultimo è scesa intorno agli 86 centesimi questa settimana. Ad ottobre, aveva toccato un minimo di 73 centesimi, sebbene a dicembre fosse risalita sopra 91 centesimi. Un decennale al 4,50% si mostra abbastanza appetibile, considerato che i rendimenti americani stiano scendendo da settimane. Il vero fattore di rischio è dato dal cambio. Un dollaro più debole con l’euro svaluterebbe il capitale investito. E il margine offerto dal green bond sul titolo americano non sembra tale da compensare adeguatamente le attese variazioni del tasso di cambio.

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