Quando la pandemia aveva da poco preso piede in Europa, già i governi capirono che avrebbero affrontato costi elevati per combatterla. E lo stato di Israele si sarebbe mostrato all’avanguardia nella lotta al Covid prima e in fase di vaccinazione dopo. Nella primavera del 2020, emise il suo primo bond a 100 anni per l’importo di 1 miliardo di dollari. La denominazione in valuta americana serviva a raccogliere capitali sui mercati internazionali, dato che l’economia domestica, per quanto avanzata, è pur sempre di dimensioni ridotte.

Il titolo offre una cedola annuale del 4,50% e arriva a scadenza in data 3 aprile 2120 (ISIN: US46513JB593).

Cos’è accaduto a questo bond a 100 anni a distanza di due anni e mezzo dall’emissione? Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata. I rendimenti globali sono prima scesi ai minimi storici e successivamente risaliti con l’inflazione ai massimi da quasi un decennio. Ebbene, un trend simile lo sta seguendo questo titolo. Alla fine dello scorso anno, sfiorava una quotazione di 130, cioè guadagnava circa il 30% dall’emissione. Invece, questa settimana risultava sceso a 75 centesimi.

In altre parole, se voleste inserire in portafoglio il bond a 100 anni di Israele per un lotto minimo di 200.000 dollari nominali, dovreste spenderne solo 150.000. A questi prezzi, il rendimento alla scadenza è salito a più del 6% lordo, quasi al 6,30%. Un dato considerevole anche rispetto ai rendimenti vigenti sul resto dei mercati. Il Treasury a 30 anni, il bond americano più longevo, offre meno del 4,15%. Il titolo israeliano garantisce così un premio nell’ordine dei 190 punti base o 1,90%.

Rischi e opportunità con bond a 100 anni di Israele

Il bond a 100 anni di Israele presenta pregi e difetti dal punto di vista dell’obbligazionista europeo. E’ denominato in dollari, per cui va considerato il rischio di cambio. Poiché oggi il cambio euro-dollaro è sceso ai minimi dal 2002, una sua risalita futura deprimerebbe il valore effettivo del capitale.

D’altra parte, la cedola è molto allettante. Il 4,50%, rapportato al prezzo di 75 centesimi, equivale a un tasso lordo effettivo annuo del 6%. E, dunque, anche se lo inserissimo in portafoglio per tenercelo sine die, incasseremmo un flusso di reddito congruo, persino al netto delle variazioni medie del cambio negli anni.

E’ chiaro che anche il bond a 100 di Israele offre opportunità speculative, seppure meno estreme di quelle offerte dagli omologhi austriaci. Questi ultimi furono emessi a tassi estremamente bassi (0,85% la scadenza 30 giugno 2120), per cui la volatilità dei prezzi risulta essere molto maggiore, tant’è che la quotazione è scesa fino ai 40 centesimi. Purtuttavia, se solo in futuro la quotazione tendesse ai massimi toccati meno di un anno fa, la plusvalenza sarebbe nell’ordine del 70%. E le probabilità che accada dopo la fase di stretta monetaria globale esistono. A 130, oggi come oggi il centenario israeliano offrirebbe un rendimento del 3,25%. Se oggi vi sembra basso, aspettate che i rendimenti americani tornino giù.

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