Anche il Giappone adocchia il mercato dei green transition bond. Parola di Michio Saito, alto funzionario del Ministero delle Finanze di Tokyo. Egli è noto anche come “Mr JGB” per la sua approfondita esperienza nella gestione del debito pubblico nipponico. In uno dei rari interventi pubblici dei burocrati del Tesoro, Saito ha reso noto che per la seconda parte del prossimo anno fiscale, il Giappone ha in programma di emettere titoli legati alla difesa dell’ambiente per un controvalore di 1.600 miliardi di yen, circa 11,2 miliardi di euro al tasso di cambio attuale.

Poiché il prossimo anno fiscale inizia l’1 aprile e termina il 31 marzo 2024, probabile che le emissioni arriveranno verso la fine di quest’anno. Saito ha spiegato che serve tempo per preparare i documenti e studiare le necessità del mercato. Su una cosa si è sbilanciato: le scadenze avranno durata lunga, verosimilmente di 10 e 20 anni.

L’intervento pubblico del funzionario darebbe il senso dell’importanza che il governo assegna a questa fase di gestione del debito pubblico. I rendimenti sovrani sono saliti vistosamente nelle ultime settimane, sebbene restino repressi dagli interventi della Banca del Giappone. Saito ha spiegato che serve allungare la durata media del debito nipponico, in quanto con il Covid le emissioni si sono concentrate sul tratto medio-breve della curva. Per il prossimo anno fiscale, la durata media delle emissioni è attesa a 8 anni e 1 mesi, 6 mesi più corta delle emissioni per l’anno in corso.

Green bond per contenere i rendimenti sovrani?

Chissà che i green bond non siano il tentativo del Giappone di rifinanziarsi sui mercati nei prossimi trimestri a costi contenuti! Come sappiamo, questo genere di emissioni attira le attenzioni dei grandi fondi d’investimento e delle banche d’affari, intenti a segnalare al mercato la loro inclinazione ambientalista. L’afflusso dei capitali generalmente comprime i rendimenti sotto i livelli offerti per bond di simile durata.

E’ il cosiddetto “greenium”, il premio di cui gode l’emittente delle obbligazioni verdi. Tuttavia, nel 2022 è sceso sotto la doppia cifra, man mano che le emissioni di green bond siano diventate quasi ordinarie. Il rapporto tra debito e PIL nel Giappone è esploso sopra il 260%, ragione per cui Tokyo deve fare attenzione ai rendimenti per non minacciare la propria credibilità fiscale.

Grazie al rialzo dei rendimenti, i titoli del debito del Giappone sono tornati minimamente appetibili fuori dai confini nazionali. Il bond a 10 anni offriva a metà settimana lo 0,50%, la soglia massima di tolleranza fissata dalla banca centrale. La scadenza a 2 anni è nuovamente positiva e, soprattutto, lo yen si sta rafforzando tendenzialmente persino contro l’euro dopo essersi deprezzato contro il dollaro ai minimi dal 1998. Infine, le emissioni di green bond in Giappone renderebbero più credibili gli obiettivi fissati dalle grandi potenze mondiali in fatto di lotta all’inquinamento. Il Sol Levante è terza economia del pianeta e tra le principali potenze nucleari. Un suo ingresso convinto sul mercato verde avrebbe un forte impatto anche sulla percezione che si ha di esso nel resto del mondo.

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