Ieri sera, la Federal Reserve ha annunciato un altro aumento dei tassi d’interesse per lo 0,25%. Salgono al nuovo range del 5-5,25%, il più alto dal 2007. Ma si è trattato con ogni probabilità dell’ultimo atto della stretta monetaria iniziata più di un anno fa. Infatti, il governatore Jerome Powell ha aperto all’ipotesi che l’istituto si prenda una pausa. La reazione dei mercati è stata consequenziale: cambio euro-dollaro a ridosso di 1,11, ai massimi da quasi 15 mesi. Giù i rendimenti dei T-bond americani.

In apertura di seduta oggi, i titoli di stato europei sembrano improntati a un andamento positivo. E non può essere altrimenti, anche se per il momento pesa l’attesa per ciò che farà e dirà oggi la Banca Centrale Europea (BCE).

Di fatto, la prima banca centrale del mondo annuncia che sospenderà il rialzo dei tassi. Si allenta ufficialmente la pressione su Francoforte, che non è più costretta ad inseguire la FED per sostenere tra l’altro il cambio. E i dati macro nell’Area Euro puntano a una probabile cessazione della stretta prima dell’estate. L’inflazione di fondo ha iniziato finalmente a rallentare, pur restando altissima (5,6% in aprile). Invece, la congiuntura economica si sta indebolendo. E i prezzi di petrolio e gas sono scesi parecchio, altro elemento che spinge a prevedere una disinflazione nei prossimi mesi.

Titoli di stato europei su con dollaro giù

Tra l’altro, il mercato americano sconta ben tre tagli dei tassi FED. Il primo arriverebbe già a luglio. Tutti sarebbero dello 0,25%. Pertanto, alla fine dell’anno il costo del denaro negli Stati Uniti scenderebbe al 4,50% dal 5,25% a cui è salito ieri. Ciò avvicinerebbe di molto i tassi BCE, i quali con oggi saliranno al 3,75% o al 4%. Un altro elemento a favore del cambio euro-dollaro, con riflessi positivi sia sull’inflazione nell’Area Euro, sia sui nostri titoli di stato.

Man mano che il mercato sconta un indebolimento del dollaro, inizierà a puntare sugli asset denominati in altre valute forti. La domanda di titoli di stato in euro si farà più forte. Del resto, ora il T-bond a 10 anni negli Stati Uniti offre un rendimento del 3,35% contro il 2,25% del Bund decennale. All’inizio di quest’anno, offrivano rispettivamente il 3,88% e il 2,45%. Lo spread tra i due titoli si è ristretto di circa un terzo di punto percentuale. E ciò va a favore proprio dei nostri bond, anche se nel frattempo già il cambio euro-dollaro si è apprezzato del 3%.

Determinante sarà il comunicato di questo primo pomeriggio della BCE. Improbabile che venga annunciata una sospensione della stretta, ma i toni potrebbero diventare più ottimistici circa la discesa dell’inflazione nell’Area Euro. E se l’aumento dei tassi sarà solamente dello 0,25%, sarebbe la conferma che anche a Francoforte tiri aria di pausa.

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