Bola Tinubu si è insediato ufficialmente alla presidenza della Nigeria dopo tre mesi dalla vittoria elettorale. Succede a Muhammudu Buhari, capo di stato per due mandati e otto anni in tutto. Eredita una situazione economica e finanziaria pesante. L’ormai ex “stella d’Africa” non brilla più da anni, a causa della carenza di riforme macroeconomiche. Eppure, gli Eurobond emessi dalla Nigeria in dollari hanno registrato forti apprezzamenti nelle ultime settimane e si sono impennati nelle ore successive alla cerimonia d’insediamento di questo lunedì.

Il nuovo presidente ha prospettato l’unificazione dei vari tassi di cambio vigenti nel paese. E questa non può che essere una buona notizia per i mercati finanziari, oltre che per gli stessi cittadini e imprese.

Crisi economica e finanziaria

Il naira scambia contro il dollaro ad un tasso di 460:1 secondo il mercato ufficiale. Perde il 10% in un anno, ma sul mercato nero la situazione è molto peggiore. Qui, il cambio arriva a 780:1. Significa che effettivamente è più debole del 70% rispetto al valore fissato dalla banca centrale. Una situazione insostenibile, poiché le riserve valutarie si assottigliano di mese in mese. Questo sta limitando le importazioni di beni e servizi, provocando una carenza di offerta alla base del boom dell’inflazione: 22,22% ad aprile.

La notizia che presto ci sarà una possibile unificazione dei cambi ha scaldato gli Eurobond. La scadenza a 5 anni è balzata a 80,35 centesimi. Sarà rimborsata in data 28 settembre 2028 e stacca cedola annua lorda del 6,125% (ISIN: XS2384698994). Offre ancora un rendimento superiore all’11,40%. Allungando l’orizzonte temporale abbiamo il decennale con scadenza 16 febbraio 2032 e cedola 7,875% (ISIN: XS1566179039). Saliva ieri sopra 79 centesimi, implicando un rendimento annuo del 12,34%. E l’Eurobond, sempre in dollari, con scadenza 28 novembre 2047 e cedola 7,625% (ISIN: XS1717013095) sfiorava i 65,60 centesimi, corrispondenti a un rendimento del 12,37%.

Eurobond Nigeria in rialzo, restano molto rischiosi

Dai minimi toccati a marzo, questi Eurobond hanno registrato rialzi di prezzo rispettivamente del 12%, 16% e 12,6%.

Restano molto rischiosi in termini di affidabilità creditizia. Le agenzie di rating assegnano loro giudizi molto bassi: B- con outlook negativo per S&P, B- per Fitch e Caa1 per Moody’s. In effetti, la Nigeria è uno dei paesi con il minore gettito fiscale al mondo, non riuscendo così a coprire la già bassa spesa pubblica, di cui l’80% è costituita dagli interessi sul debito. L’economia sommersa è preponderante. Una condizione da default in perenne agguato. Per un investitore dell’Eurozona, poi, c’è da considerare anche il rischio di cambio, legato al fatto che i titoli si acquistano e saranno rimborsati in dollari.

Perché la notizia sul cambio sta avendo questo effetto favorevole ai prezzi degli Eurobond? Un’eventuale svalutazione avrebbe effetti benefici sulle riserve valutarie e ridurrebbe così il rischio di credito per i titoli denominati in valute straniere. D’altra parte, i suoi effetti di breve periodo rischiano di essere molto negativi. Essi si tradurrebbero in un aumento dei costi per servire il debito estero, nonché per rimborsarne le scadenze. E considerate anche che non si parla di lasciar fluttuare il naira liberamente sul mercato forex. Ci sarebbe più verosimilmente una svalutazione nell’ordine del 15%, del tutto insufficiente ad arrestare la corsa ai dollari sul mercato nero e con benefici limitati sulle riserve e per l’economia nigeriana.

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