Domanda definita “eccezionale” e non poteva essere altro il termine da utilizzare per 180 miliardi di euro di ordini in relazione all’emissione del primo Eurobond dell’anno. In offerta c’era ieri una doppia tranche: nuova scadenza a 7 anni con data di rimborso fissata per il 4 dicembre 2030 e il trentennale rimborsato in data 4 marzo 2053 (ISIN: EU000A3K4DY4), già in circolazione. L’importo offerto dalla Commissione è stato rispettivamente di 3 e 5 miliardi, un totale di 8 miliardi.

Risultati emissione doppia tranche

Ebbene, gli ordini sono stati pari a 81 miliardi con riferimento alla prima tranche (27 volte l’offerta) e a ben 99 miliardi per la seconda (20 volte l’offerta).

La scadenza a 7 anni ha esitato una cedola del 3,125%, a fronte di un prezzo di 102,112 per un rendimento lordo annuo del 2,781%, a spread di 11 punti base sul tasso “midswap”. La scadenza a 30 anni stacca cedola del 3% e il suo prezzo all’emissione è stato stavolta di 93,235 centesimi, corrispondente a un rendimento lordo annuo del 3,368%, a premio di 85 punti base sul tasso “midswap”.

L’Eurobond in doppia tranche emesso servirà a finanziare gli stati membri dell’Unione Europea e altri paesi. La sua denominazione ufficiale è dallo scorso anno EU-Bonds, una sigla che racchiude le differenti emissioni distinte prima per finalità d’intervento. Bruxelles punta ad accrescere la liquidità dei titoli del debito emessi sul mercato secondario, così da aumentare l’efficienza degli scambi e spuntare rendimenti tendenzialmente inferiori.

Rendimenti superiori ai Bund

Per quanto relativamente bassi, ancora oggi gli Eurobond offrono rendimenti maggiori di quelli spuntati dai principali titoli di stato europei, Bund e Oat in primis. E questo appare un paradosso, se si pensa che parliamo di emissioni con rating tripla A. L’Unione Europea verrebbe ancora oggi percepita fiscalmente un po’ meno sicura di alcuni suoi stati membri come la Germania. In realtà, sono proprio le basse emissioni della prima ad alimentare un certo scetticismo sulla capacità di dar vita stabilmente a un safe asset di riferimento.

In effetti, ufficialmente non esistono piani per mettere Eurobond dopo che sarà concluso il Next Generation EU, il programma che punta a stanziare fino a 750 miliardi di euro al 2026 per sostenere le economie continentali con prestiti e sussidi. La Germania guida il fronte dei contrari, opponendosi alle emissioni di debito comune.

Eurobond utili in portafoglio

Tornando alle caratteristiche degli Eurobond appena emessi, siamo dinnanzi a cedole e rendimenti di tutto interesse. E’ vero che i titoli di stato italiani offrono di più lungo la curva – circa il 3,50% e il 4,50% rispettivamente per le due scadenze – ma stiamo parlando di bond con rating medio-bassi. Inserire gli Eurobond in portafoglio fa bene per due ragioni: aumenta la qualità degli asset e possono rivelarsi una soluzione ottimale per quando i mercati vanno in crisi e si mettono a caccia di titoli sicuri. Nella sostanza, sono Bund più generosi.

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