Gli investimenti “green” stanno esplodendo sui mercati finanziari, ma non è sempre oro quel che luccica. Deve essersene accorto Ilmarinen, fondo pensione finlandese, che ha provocato il peggiore tracollo di quest’anno per un ETF che investe in società ESG emergenti. Gli asset gestiti da iShares ESG MSCI EM Leaders ETF (Ldem) sono precipitati in un paio di sedute da 803 a soli 69 milioni di dollari, segnando un crollo del 91%. E non è una notizia da poco, essendo gestito da BlackRock, la più importante società di investimento nel mondo e specializzata nell’obbligazionario.

Che cos’è successo? Ilmarinen, principale investitore con 600 milioni impiegati nell’ETF green all’atto del suo lancio nel febbraio 2020, ha disinvestito totalmente la propria quota. Non si conoscono le ragioni del gesto, ma sappiamo che le conseguenze sono state nefaste. E non solo per l’ETF in sé, quanto per la fiducia che il mercato ripone in questa fase all’intero mondo ESG. Trattasi degli emittenti considerati “sostenibili” sotto il profilo ambientale e sociale.

L’episodio è grave, perché ad avere spernacchiato l’ETF green è stato un fondo pensione, vale a dire un investitore con orizzonte temporale lungo e certamente non speculativo. Inoltre, gli asset risultano investiti in società asiatiche non certo secondarie, come Taiwan Semiconductor Manifacturing, Tencent, Alibaba e Gazprom. A questo punto, viene lecito chiedersi se Ilmarinen abbia disinvestito per la sfiducia verso il comparto green o per quello emergente.

ETF green poco redditizio

Probabile che la risposta sia contenuta in un solo dato: dal suo lancio ad oggi, cioè in quasi 23 mesi, l’ETF green di BlackRock ha registrato un rendimento del 10,44%, una percentuale per niente soddisfacente, se si pensa che nello stesso periodo l’indice S&P 500 ha segnato un rialzo del 43%. In altre parole, va bene il mondo ESG, va bene lisciare il pelo a quella fetta di opinione pubblica che pensa che gli investimenti green siano la panacea di tutti i mali per combattere i cambiamenti climatici, ma alla fine contano i risultati.

E quelli sopra indicati non possono fare sorridere.

Qualcuno nota il rischio che l’accaduto stia svelando il possibile incipiente scoppio della bolla green. Sono troppo evidenti gli episodi di “greenwashing” da parte di società, le quali semplicemente confezionano come “verde” un debito che avrebbero emesso ugualmente e senza nei fatti compiere reali progressi a favore del disinquinamento. L’unico obiettivo reale resta di raccogliere capitali a costi più bassi, approfittando della credulità di certo retail naif. Ma difficile che il grado di consapevolezza sia già divenuto tale da provocare sconquassi come quello dell’ETF green di BlackRock. Tuttavia, Ilmarinen potrebbe avere il vaso di Pandora.

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