Non c’è alcuna apertura agli Eurobond per finanziare le spese militari da parte del Consiglio europeo. I capi di stato e di governo, che si riuniranno oggi e domani a Bruxelles, hanno già pronta una bozza in cui respingono l’invito della Commissione in tal senso e propongono come soluzione tutte le opzioni per mobilitare finanziamenti in tema di difesa e sicurezza. Nei giorni scorsi, 14 stati comunitari (Bulgaria, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Svezia) hanno scritto al nuovo presidente della Banca europea per gli investimenti (Bei), Nadia Calvino, per chiederle di finanziare la spesa per la sicurezza dei governi dell’Unione Europea con emissioni di bond.

Nuove emissioni contro il pericolo russo

Sul piano prettamente tecnico, la Bei può finanziare progetti di natura civile o tutt’al più nelle tecnologie civili e militari. Ma in gioco c’è la sopravvivenza del continente dinnanzi alla minaccia russa. Per questo, l’obiettivo è di riscrivere le regole o interpretarle in modo da rendere possibili nuove emissioni di bond Bei a sostegno del riarmo. Alla fine del 2023 risultava avere erogato 44,3 miliardi di euro di prestiti, di cui un quinto all’infuori di Unione Europea, Regno Unito ed Efta.

Rendimenti bassi, rischio eclissi per Eurobond

Poiché serviranno decine, se non centinaia di miliardi di euro per lo scopo, dovremmo aspettarci nei prossimi anni un vero diluvio di emissioni di bond Bei. Trattasi di titoli del debito sovranazionali con rating tripla A e per questo offrono rendimenti assai bassi. La scadenza del 13 ottobre 2034 con cedola 0,05% (ISIN: XS2055781962) rende attualmente intorno al 2,90%, vale a dire a premio di quasi mezzo punto percentuale sul Bund decennale, ma meno di quasi qualsiasi altro bond governativo nell’Eurozona. Risulta persino un po’ meno generoso dell’Eurobond di pari durata.

Ed effettivamente esiste il rischio che proprio le emissioni dell’Unione Europea tornino in secondo piano dopo avere registrato un picco di interesse sul mercato con il Next Generation Eu.

Esse soffrono della scarsa liquidità e, soprattutto, delle prospettive incerte per il futuro. Dopo il 2026 non si sa se ve ne saranno di ulteriori o se il debito comune resterà invariato e marginale rispetto al Pil. La Bei, fondata nel 1958 per finanziare la ricostruzione del continente dopo la Seconda Guerra Mondiale, apparirebbe relativamente più solida.

Bond Bei, riflessi sui titoli di stato

Le eventuali emissioni dei bond Bei per le spese militari sgraverebbero i bilanci nazionali. E questo avrebbe riflessi positivi sui conti pubblici degli stati comunitari, quindi, anche sui loro bond. Certo, il mercato potrebbe intravedervi l’allontanamento dell’obiettivo di tendere a emissioni comuni, un fatto che colpirebbe particolarmente le prospettive per i bond nel Sud Europa. Infine, un forte aumento delle emissioni sovranazionali percepite come safe asset accrescerebbe la concorrenza ai danni di titoli “core” come i Bund.

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