Da El Salvador non è arrivato l’annuncio che ci si aspettava. Il ministro delle Finanze, Alejandro Zelaya, ha reso noto nella giornata di mercoledì che la prima emissione dei bond “vulcano” legati ai Bitcoin è stata rinviata al più tardi al mese di settembre:

Non è il momento di emettere il bond … A maggio o giugno, le variabili del mercato saranno diverse. Al più tardi, a settembre. Dopo settembre, se ti rivolgi ai mercati internazionali, risulta difficile raccogliere capitali.

Sono state due le variabili che hanno inciso sulla decisione del sofferto rinvio.

La prima riguarda le maggiori perdite di sempre patite dal mercato obbligazionario a causa del “sell off” di questi mesi, persino superiori a quelle registratesi con la crisi finanziaria mondiale del 2008. Secondariamente, il clima bellico non favorisce gli investimenti in asset rischiosi come possono essere percepiti quelli legati alle “criptovalute”. Oltretutto, il debito salvadoregno è giudicato “spazzatura” da tutte le agenzie di rating.

Bond vulcano e rischio Bitcoin

Il bond “vulcano” che sarà emesso, a questo punto, nei prossimi mesi consiste in una scadenza a 10 anni da 1 miliardo di dollari e con cedola fissa del 6,5%. Metà dei proventi raccolti servirà a finanziare la costruzione di un’area destinata al business delle crypto ed esentasse. Si chiamerà Bitcoin City e sorgerà nel Nord-Est del paese, alle pendici del vulcano, così da sfruttarne l’energia geotermica per il “mining”. L’altra metà sarà investita nell’acquisto di Bitcoin. Dopo cinque anni, saranno rivenduti e metà delle eventuali plusvalenze realizzate andrà a beneficio degli obbligazionisti.

Il meccanismo di funzionamento dei bond “vulcano” è al tempo stesso affascinante e molto temibile. Non esiste alcuna sicurezza che i Bitcoin si apprezzeranno nei prossimi anni. Se così non fosse, ci saremmo limitati ad acquistare un’obbligazione con tasso fisso del 6,5%. Tanto per i livelli occidentali, ma il decennale ordinario di El Salvador rendeva ieri oltre il 24%.

Mancherebbero all’appello circa 17,6 punti percentuali. In pratica, avremmo finanziato lo stato centramericano nettamente sottocosto.

Affinché il bond “vulcano” si mostrasse allettante, sarebbe necessario che rendesse alla scadenza almeno quanto il bond decennale ordinario. E ciò risulterebbe possibile solamente qualora le quotazioni di Bitcoin salissero da qui al 2027 in area 430.000 dollari. Non è un’impresa impossibile, tenendo presente che cinque anni fa fossero di poco superiori ai 1.000 dollari. Tuttavia, si tratta pur sempre di un azzardo. Anche perché se i Bitcoin perdessero valore, anziché continuare ad acquistarne, El Salvador avrebbe grossi problemi a rimborsare i creditori, essendo una piccola economia in balia degli aiuti del Fondo Monetario Internazionale.

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