E’ andato a ruba tra gli investitori istituzionali il nuovo bond perpetuo e subordinato emesso da FinecoBank. Rispetto ai 300 milioni di euro dell’offerta, gli ordini sono arrivati ieri a 3,45 miliardi. E ciò ha inevitabilmente fatto scendere il rendimento all’emissione dall’8% inizialmente ipotizzato al 7,50%. Si sono occupate dell’operazione Bnp Paribas e Unicredit in qualità di Global Coordinator e le stesse più Morgan Stanley e Ubs Europe come joint bookrunner e joint lead manager. Vediamo quali sono le caratteristiche dell’obbligazione che ha riscosso così tanto successo.

Bond perpetuo e subordinato

Come detto, FinecoBank ha emesso un bond perpetuo e subordinato. Quanto al primo aspetto, significa che non ha una scadenza ufficiale, per cui il capitale potrebbe non essere rimborsato mai. In realtà, esso è “non callable” per i primi 5 anni e mezzo, successivamente ai quali la banca si riserva la facoltà di procedere al rimborso anticipato ogni sei mesi, in coincidenza con le date di pagamento delle cedole, che hanno tutte cadenza semestrale per l’appunto.

E parliamo di un Additional Tier 1 (AT1), vale a dire di un bond di grado inferiore a quelli senior o ordinari. In caso di insolvenza, sarà rimborsato dopo questi. Ma è forse un altro il principale rischio di questi strumenti, non a caso definiti “ibridi”, cioè computati a bilancio per metà come capitale e per l’altra metà come debito. Al di sotto di un certo livello di patrimonializzazione, scatterebbe il trigger con conseguente azzeramento del bond perpetuo. In caso di difficoltà finanziarie, l’emittente può convertirlo in azioni o sospendere o annullare il pagamento delle cedole.

Rating non investment grade

Il costo di emissione per il bond FinecoBank è stato di 488,9 punti base (4,889%) sopra il tasso “mid-swap”. La cedola sarà fissa fino a tutto il periodo “non callable”, mentre successivamente diverrebbe variabile e pari a +488,9 punti base sopra il tasso “mid-swap” vigente.

Sempre che la banca non provveda di effettuare il rimborso del capitale.

Dati gli alti rischi di credito, il rating atteso è BB- per S&P, cioè tre gradini sotto il livello minimo “investment grade”. Il proventi derivanti dalla vendita del bond FinecoBank saranno utilizzati per il riacquisto di altri due subordinati del tipo AT1 per un importo complessivo di 500 milioni, in modo tale da mantenere inalterato il valore del debito appartenente a tale categoria. Trattasi di un bond perpetuo con cedola 5,875% (ISIN: XS2029623191) da 300 milioni e di un titolo collocato in private placement per 200 milioni.

Quali rischi per il bond FinecoBank

Il bond FinecoBank sarà negoziabile all’Euronext di Dublino. Acquistandolo, l’investitore si espone al suddetto rischio di credito, sebbene la banca possegga un CET1 ratio del 24,7%, altissimo sia in assoluto che con riferimento alle altre banche italiane e straniere. In buona sostanza, allo stato attuale appare remota l’ipotesi che scatti il trigger e che il capitale obbligazionario venga azzerato o convertito in azioni.

Il vero rischio consiste, semmai, nella probabilità che il bond FinecoBank venga rimborsato già con la prima data di reset. In quel caso, l’obbligazionista perderebbe l’opportunità di percepire per gli anni seguenti una cedola sostanziosa, ben superiore ai livelli di mercato (di quasi il 5% con riferimento alla scadenza dei 5/6 anni).

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