Volete investire in titoli di stato italiani sulla scadenza a 20 anni? Vi troverete a dover scegliere tra due obbligazioni con cedola fissa: il BTp marzo 2040 3,10% (ISIN: IT0005377152) e il BTp settembre 2040 5% (ISIN: IT0004532559). Distano solamente sei mesi l’uno dall’altro, ma il primo offre un tasso d’interesse annuo del 3,10%, il secondo di ben il 5%. Se non fosse che il prezzo del secondo sia ben più elevato, senza dubbio opteremmo per questo bond. Ma per acquistarlo bisogna sborsare 1.577 euro per ogni 1.000 euro nominali inseriti in portafoglio.

Alla scadenza, quindi, ci verrebbe rimborsato un valore del 36,6% più basso di quello investito, pari a una minusvalenza annuale da qui ad allora dell’1,82%.

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Per acquistare il BTp marzo 2040, invece, bisogna spendere 1.253 euro per ogni 1.000 euro di investimento nominale, per cui la minusvalenza annualizzata scenderebbe all’1,03%. D’altra parte, la cedola offerta è più bassa di 190 punti base. Rapportata al valore dell’investimento effettivo, si attesta al 2,47% lordo, pari al 2,16% netto. La cedola netta effettiva dell’altro BTp è del 2,77%. Sembrerebbe, quindi, che il bond con scadenza settembre 2040 resti più conveniente, eppure quando andiamo a scomputare dal rendimento netto la minusvalenza, sempre al netto del credito d’imposta, il rendimento netto finale scende all’1,18%. Il bond marzo 2040 esita, invece, un più alto 1,26%.

E c’è la cedola in pagamento

Ed ecco offertovi l’apparente paradosso. Penseremmo che l’obbligazione con la cedola più alta ci debba necessariamente offrire il rendimento maggiore, mentre scopriamo all’atto pratico che è andata al contrario. E altro aspetto curioso: il bond che rende di meno scade 6 mesi dopo. In teoria, il rendimento tende a salire con la durata residua. Come potremmo spiegare tutto ciò? Il bond con cedola 5% risulta più appetibile per via del flusso di reddito più alto annualmente garantito all’obbligazionista.

Ne consegue che il mercato, in una fase come questa, apprezza molto positivamente questo titolo ed è disposto a comprarlo a prezzi comparativamente più elevati.

Vero è, infatti, che alla scadenza il BTp settembre 2040 ci infliggerebbe una perdita superiore a quella del BTp marzo 2040, una volta considerata anche la cedola netta, ma non è detto che il mercato voglia attendere 20 anni prima di rivendere. A conti fatti, se si fosse capaci da qui a qualche tempo di disinvestire a prezzi inalterati o solo in leggero calo, si eviterebbero le minusvalenze e si incasserebbero nel frattempo cedole da sogno in un periodo come questo.

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Entrambi i bond staccheranno la prossima cedola semestrale (la metà di quella annuale) in data 1 settembre, tra circa tre settimane. Questo significa che se volessimo acquistarli oggi, dovremmo corrispondere al venditore anche il rateo degli interessi maturati fino alla data odierna e pari rispettivamente all’1,36% e al 2,20% dell’investimento nominale. In altre parole, dovremmo spendere 13,60 euro in più per acquistare 1.000 euro di BTp marzo 2040 e 22 euro in più per 1.000 euro di BTp settembre 2040. In cambio, tra tre settimane incasseremmo nel primo caso una cedola semestrale che per intero vale 15 euro e nel secondo caso 25 euro.

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