E’ un pessimo momento per le borse mondiali, ma la novità di questi giorni è che non se la sta passando granché bene nemmeno il comparto obbligazionario, almeno nell’Eurozona. Se i rendimenti dei BTp sono letteralmente esplosi con l’aggravarsi della crisi sanitaria ed economica in Italia e le vendite si sono intensificate dopo le dichiarazioni semi-tragiche di Christine Lagarde sugli spread, contrariamente a quanto sempre avvenuto negli ultimi anni, persino i Bund della Germania si stanno deprezzando sul mercato secondario, a partire dalle scadenze medio-lunghe.

In appena una settimana, il decennale tedesco è passato dall’offrire il -0,85% al -0,50%.

I Bund segnalano clima depresso sui mercati

Resta carissimo, infliggendo perdite per il 5% cumulato del capitale alla scadenza, ma sempre meno di poche sedute fa. Anche perché la BCE, pur nella confusa comunicazione delle ultime giornate, ha lasciato intendere che si tiene pronta ad effettuare acquisti mirati di bond, anche contravvenendo temporaneamente alla regola del “capital key”, ovvero facendo un po’ a meno dei Bund per fare spazio a BTp, Bonos, etc.

Viene da chiedersi che cosa stiano comprando gli investitori sui mercati, se le azioni e le obbligazioni scendono entrambe e persino l’oro registra un tonfo superiore ai 200 dollari l’oncia in poche sedute. Di solito, quando l’azionario va male, l’obbligazionario ne approfitta. Ma tempo fa avevamo avvertito come questa alternanza sarebbe venuta meno, creando problemi al riposizionamento dei portafogli e non limitando più le perdite come accadeva di solito nelle situazione di crisi.

Il mercato guarda alle azioni?

Il fatto è che i bond abbiano corso troppo negli ultimi anni, pompati dalle politiche monetarie ultra-espansive delle banche centrali. Nei fatti, sono finiti per assumere un comportamento simile a quello delle azioni, cioè sono stati sempre più acquistati non per ricavarvi un reddito fisso garantito fino alle scadenze – tant’è che i rendimenti negativi suggeriscono una perdita del capitale – bensì per speculare al rialzo sui prezzi.

Ma c’è un limite alle perdite che un investitore è disposto ad accettare, inserendo assets “sicuri” come i Bund in portafoglio.

E la crisi dell’oro spiega che il mercato starebbe vendendo il bene rifugio per eccellenza per ottenere la liquidità necessaria a ripristinare i “margin call” presso le stanze di compensazione sugli investimenti azionari effettuati a leva, cioè tramite il deposito di una percentuale della cifra su cui effettivamente ci si è esposti. Il reintegro segnala, peraltro, che il tracollo delle quotazioni azionarie stia generando tra gli investitori la sensazione che la ripresa dei corsi avverrà in tempi relativamente veloci. In altri termini, le azioni sono divenute “cheap” e anche scontando un duro colpo ai profitti, meglio posizionarsi su di esse, anziché sull’obbligazionario e rischiando di restare vincolati sulle scadenze medio-lunghe non sempre facilmente liquidabili senza subire perdite.

Ecco come recuperare le perdite sull’obbligazionario

C’è anche il fatto che la Germania abbia varato un maxi-piano fiscale di sostegno all’economia tedesca per 550 miliardi di euro, pari a circa il 16% del pil. Non sappiamo ancora se sarà del tutto implementato e in quanto tempo, ma di per sé segnala un forte balzo delle emissioni di Bund, per cui la maggiore offerta attesa si ripercuote negativamente sui prezzi. Dunque, meno bond e più azioni. Non solo. Avete notato il crollo dei rendimenti americani? Il Treasury a 10 anni offriva l’1,50% fino a tre settimane fa, mentre il 9 marzo aveva toccato un minimo storico dello 0,318%. E ieri, continuava a sostare ampiamente sotto l’1%, in area 0,80%.

Fuga verso il mercato americano

Nel frattempo, il cambio euro-dollaro, schizzato a 1,14 proprio nella seduta del 9 marzo, ha ripiegato a 1,1150. Lo spread Treasury-Bund a 10 anni segnala che le aspettative sul cross valutario sarebbe imploso ad appena 1,25 entro un decennio.

In effetti, adesso il differenziale di rendimento tra USA e Germania è sceso a soli 125 punti base, mentre apriva il 2020 a oltre 200. Ciò implica che i flussi dei capitali si starebbero dirigendo, in parte, dall’Eurozona verso gli USA, in cerca sia di rendimento, comunque superiore a quello offerto da quasi tutti gli stati dell’area, e scommettendo sul rialzo dei prezzi dei Treasuries per l’allentamento monetario drastico operato dalla Federal Reserve nelle ultime settimane, con tassi azzerati a sorpresa domenica sera.

Per il resto, c’è tutta la sensazione che gli investitori stiano optando per restare quanto più liquidi possibile, sia per approfittare delle occasioni che si presenteranno una volta che gli indici delle borse avranno toccato il fondo, sia per superare eventuali fasi critiche e incerte, come i tempi che ci si presentano davanti.

BTp al collasso, è fuga verso Bund e Treasury

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