Passano dal 2,92% al 2,84% i rendimenti cinesi a 10 anni, dal 2,55% al 2,44% quelli a 2 anni e dal 2,48% al 2,38% sui 30 anni. La caduta è arrivata dopo che la Banca Popolare Cinese (PBoC) ha annunciato che dal 15 dicembre il coefficiente di riserva obbligatoria (RRR) per le banche scenderà dello 0,50%. In media, sarà del 8,4%. Per quanto la liquidità così liberata sarà parzialmente compensata dalla restituzione dei prestiti ottenuti con il Medium Lending Facility, le banche avranno a disposizione circa altri 190 miliardi di dollari (1.200 miliardi di yuan).

Con questo denaro, che corrisponde alla media di un mese di prestiti in valuta locale, esse potranno aumentare le erogazioni a favore delle società e delle famiglie cinesi. Scartando l’ipotesi che intendano impiegarla a sostegno dello scricchiolante comparto immobiliare, si concentreranno verosimilmente sulle altre industrie, specie più efficienti sul piano energetico e dal minore impatto ambientale, dando una mano al governo, che vuole tendere a investimenti più sostenibili. Molto probabile anche che concederanno più mutui alla clientela. Con quest’ultima mossa, nei fatti sosterranno ugualmente le società immobiliari, dato che le famiglie acquisteranno con maggiore facilità casa.

Rendimenti cinesi e fattore cambio

Ad ogni modo, il calo dei rendimenti cinesi lungo la curva è dettato dalla consapevolezza del mercato circa l’avvio di una fase di maggiore accomodamento monetario da parte della PBoC per sostenere l’economia domestica. ING stima al 5,4% la crescita del PIL nel 2022 pur dopo un ottimo +8,9% di quest’anno. Poco per gli standard di Pechino, che punta almeno a mantenere i tassi di crescita al 6% o sopra. Quest’anno i rendimenti cinesi dei corporate bond sono scesi mediamente dal 3,50% al 2,95%. Ma sul comparto “junk” sono esplosi sopra il 30% sulle tensioni di questi mesi relative particolarmente alla crisi di Evergrande, seguita da quella di Kaisa, due delle principali società costruttrici del paese.

Rendimenti cinesi più bassi e verosimilmente esposti nel breve a un più alto rischio di cambio, dato che le mosse della PBoC vanno in direzione tendenzialmente contraria a quella delle principali banche centrali.

E probabilmente Pechino punta proprio a indebolire lo yuan per irrobustire le esportazioni dopo la pandemia. Per chi investe dall’estero, comunque, un avvertimento sul saldo non scontato che avrebbe un’operazione di acquisto di bond, tra quotazioni in rialzo e cambio in ribasso. Se è vero che la curva sovrana esibisce corposi spread rispetto a USA ed Europa, d’altra parte parliamo di un’economia con un ciclo profondamente sfasato rispetto a quello delle concorrenti più mature.

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