Dall’inizio dell’anno, l’indice dei corporate bond con rating “junk” o “spazzatura” ha guadagnato negli USA il 7,4%, vedendo scendere il rendimento medio al 6,32% dal 7,89%. L’apice dell’8,05% era stato toccato nel giorno di Santo Stefano. Il comparto obbligazionario “non investment grade” ha fatto meglio di quello con rating “BBB”, i cui rendimenti quest’anno sono scesi dal 4,69% al 3,99%, mentre i bond “AAA” sono passati solamente dal 3,53% al 3,21%. In definitiva, gli spread si sono di molto ristretti: di ben 125 punti base tra il comparto più sicuro e quello teoricamente più a rischio e di 86 bp tra quest’ultimo e quello intermedio.

In teoria, vorrebbe dire una sola cosa: il mercato è meno impaurito dai rischi e, affamato di rendimento, ha ripreso a comprare i corporate bond meno sicuri, dopo il “sell-off” di fine 2018.

Obbligazioni corporate USA ad alto rendimento meglio delle “AAA”

Va detto, però, che in queste prime due settimane di maggio le cose sembrano avere preso una piega parzialmente differente. A fronte di rendimenti sostanzialmente stabili per il comparto “investment grade”, gli “high yield” sono rincarati in media dello 0,24% o 24 bp, per cui sembra che gli investitori abbiano mostrato qualche tensione sulla concretizzazione della “guerra” dei dazi tra USA e Cina. E questi movimenti sarebbero naturali: se le prospettive economiche s’indebolissero, a pagarne maggiormente il prezzo sarebbero i bond con rating più bassi. Basti guardare ai grafici dei rendimenti tra il 2008 e il 2009, quando gli HY esplosero a livelli ben superiori agli IG.

Emissioni più lunghe grazie al clima più disteso

Ad ogni modo, la tendenza resta positiva e se di solito si guarda con sospetto alle fitte scadenze per il comparto ad alto rendimento, intravedendosi rischi di liquidità e di ricadute su tutto il mercato obbligazionario, stavolta è diverso. Barclays ha stimato che il 29% dei 1.200 miliardi di dollari dei bond HY negli USA scadrà entro i prossimi 4 anni, una percentuale nettamente superiore al 20% medio dal 2000 in poi.

Ciò consentirà alle imprese di rifinanziarsi sul mercato a rendimenti mediamente inferiori alle cedole vigenti per i 7 dei prossimi 8 anni. E’ sostanzialmente come l’effetto benefico che il crollo dei rendimenti sta avendo da anni sui nostri conti pubblici, perché man mano che il Tesoro emette debito per pagare quello in scadenza, paga agli investitori rendimenti inferiori di quelli esitati sui bond rimborsati.

Grazie a questo trend, le società stanno potendo non solo risparmiare, ma pure allungare le scadenze. Giovedì scorso, ad esempio, Bausch Health Cos. ha emesso bond con scadenze 2028 e 2029 per 1,5 miliardi di dollari, i cui proventi serviranno a riacquistare sul mercato titoli con scadenza 2023. E Talen Energy ha emesso bond al 2027 per riacquistare le scadenze da qui al 2024. Complessivamente, durante la scorsa settimana sono state emesse obbligazioni “junk” per 12 miliardi, la cifra più alta dal settembre 2017. Nel caso di Bausch Health Cos., le cedole esitate sono state del 7% e del 7,25% rispettivamente, superiori al 5,50% e 5,8750% dei bond da riacquistare.

I corporate bond segnalano un allentamento delle tensioni finanziarie, ma più in America

Il solo fatto che quest’anno siano stati già emessi bond HY per 80 miliardi e che il mercato assorba senza problemi tali collocamenti sarebbero il segnale che il clima tra gli investitori sia diventato più rilassato negli ultimi mesi e che le aziende ne stiano approfittando per anticipare i pagamenti e mettersi al sicuro contro rischi futuri. Ovviamente, il quadro muterebbe bruscamente nel caso di recessione dell’economia americana, anche se in quel caso la Federal Reserve tornerebbe a tagliare i tassi e con il tempo allenterebbe la tensione sul mercato obbligazionario “junk”.

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