Nel mese di novembre si è tenuto il primo collocamento di BTp Italia sotto il governo Meloni, con scadenza 22 novembre 2028 e cedola reale garantita di 1,60% (ISIN: IT0005517195). Dopo settimane di sostanziale stabilità del titolo sul mercato secondario – anzi, la quotazione era persino salita sopra la pari – ecco che sono arrivati i cali. Hanno riguardato tutti i titoli di stato e, in particolare, quelli italiani. Il bond indicizzato all’inflazione FOI dell’ISTAT si acquistava ieri a 96,70 centesimi, cioè a sconto del 3,30% rispetto al valore nominale.

Il rendimento reale offerto alla scadenza saliva così a poco meno del 2,15%, nettamente sopra l’1,60% minimo fissato in fase di collocamento.

Prezzi in calo su mercato sovrano italiano

Diversi sottoscrittori chiedono lumi se l’investimento sia stato un cattivo affare. La primissima risposta che possiamo dare è che non è l’altalena delle quotazioni quotidiane a doverci persuadere o dissuadere del nostro investimento. I prezzi sono scesi velocemente nelle ultime sedute, ma guardando al medio termine vi sono elevate probabilità che risalgano. In ogni caso, il BTp Italia 2028 è stato ed è anche oggi un investimento per proteggersi dall’inflazione. O crediamo che ci sia il rischio di perdere potere di acquisto nei prossimi anni o crediamo nella stabilità dei prezzi.

Chi lo ha sottoscritto o comprato di recente sul mercato secondario, evidentemente punta a tutelare il capitale dall’inflazione. La cattiva notizia non riguarda il calo dei prezzi, che dicevamo essere un trend comune a tutti i BTp. Il punto è che emergerebbe un “raffreddamento” delle aspettative d’inflazione. Infatti, ieri il BTp dicembre 2028 con cedola fissa offriva un rendimento di poco superiore al 3,80%. Esso risultava essere di quasi l’1,70% più alto del BTp Italia 2028. Questo premio corrisponderebbe all’inflazione attesa dal mercato da qui ai prossimi sei anni.

BTp Italia 2028, scende inflazione attesa

Il fatto è che, all’atto della sottoscrizione, il BTp Italia 2028 offriva un rendimento reale dell’1,80% più alto del bond di pari durata e cedola fissa.

Chi lo comprò a novembre, dunque, lo fece sulla base di tale aspettativa. Se, come segnalano le stime di questi giorni, l’inflazione media in Italia sarà più bassa nella media dei prossimi sei anni, l’investimento non si ripagherà. In altre parole, avremmo fatto meglio a scommettere sulla cedola fissa.

A deprimere le aspettative d’inflazione sarebbe la retorica da “falco” della BCE, che comunica oramai di voler fare sul serio sui tassi d’interesse. Ha altresì annunciato il taglio dei riacquisti dei bond in scadenza con il “quantitative easing” per 15 miliardi di euro al mese da marzo 2023. Non è detto che l’inflazione alla fine sarà così bassa come prevede il mercato. Dopo tutto, la stessa Francoforte nutre pessimismo sulla sua capacità di stabilizzare i prezzi al consumo da qui al 2025. Per ora, quindi, limitiamoci a captare un segnale negativo arrivato dal BTp Italia 2028. Vedremo se sarà confermato nei prossimi mesi.

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