Anche la provincia di Buenos Aires pone fine al default dopo ben 16 mesi. L’evento creditizio era scattato nell’aprile del 2020, quando il governatore Axel Kicillof non era riuscito a onorare una scadenza. Noto per l’intransigenza con cui da ministro delle Finanze trattò con i creditori esteri sulla ristrutturazione del debito sovrano, anche stavolta si è fatto notare per le sue posizioni dure.

L’accordo trovato riguarda il 98% dei bond dal controvalore di 7,1 miliardi di dollari. Fanno eccezione i bond in dollari con scadenza 2021 e quelli in euro già scaduti nel 2020.

Queste emissioni, infatti, prevedevano il raggiungimento di un quorum più elevato tra gli obbligazionisti. Quanto al resto della platea dei creditori, si sono ritrovati costretti ad accettare l’accordo per evitare di subire condizioni ancora più penalizzanti. Queste erano state previste in alternativa all’intesa.

Argentina in default per tre volte in meno di 20 anni

Secondo i termini fissati per porre fine al default, Buenos Aires risulterà sgravata per complessivi 4,6 miliardi entro il 2027. Gli interessi arretrati saranno pagati per il 10% in contanti e il 90% sotto forma di capitale. I nuovi bond avranno scadenza 2037 e sono valutati a circa 51 centesimi di dollaro.

Buenos Aires è la più grande provincia dell’Argentina con 18 milioni di abitanti e il 40% del PIL. Lo scorso anno, il governo centrale del presidente Alberto Fernandez raggiunse un accordo con i creditori esteri sulla ristrutturazione di 65 miliardi di dollari di bond. Ha posto fine al nono default della storia nazionale, il terzo dall’inizio del nuovo millennio. Nell’uno e nell’altro caso, si è trattato di calciare il barattolo per un altro pezzo di strada. Né il governo centrale, né la provincia hanno adottato misure per evitare di ricadere in nuove situazioni di crisi fiscale.

Gli investitori danno quasi per scontato che l’Argentina vada in default nei prossimi anni.

Lo stesso Kicillof ha cercato di stringere per un accordo con gli obbligazionisti al solo fine di poter attingere all’occorrenza a ulteriori capitali sui mercati internazionali. Nulla di nuovo sotto il sole.

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