E’ arrivato nella giornata di ieri l’annuncio del Tesoro circa l’emissione di un nuovo BTp€i “benchmark” a 10 anni con scadenza in data 15 maggio 2036. Il mandato è stato affidato a Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, Bank of America, Citigroup, Hsbc e Societe Generale. L’asta del 22 marzo per l’emissione di un titolo indicizzato all’inflazione dell’Area Euro potrebbe, pertanto, essere cancellata. Mentre scriviamo, gli ordini avrebbero già superato i 35 miliardi di euro. Secondo le prime indicazioni di prezzo, il rendimento sarebbe attualmente stato rivisto al ribasso a +23 punti base (+0,23%) sulla scadenza 15 maggio 2033, dai +25 attesi.

Confronto con BTp Italia

I BTp€i sono titoli di stato italiani con caratteristiche peculiari. Al pari dei BTp Italia, sono indicizzati al tasso d’inflazione; ma non quella italiana, bensì dell’Eurostat, cioè con riferimento all’andamento dei prezzi al consumo nell’unione monetaria e sempre al netto della componente tabacchi. Come vedremo, questa precisazione è importante. Spesso si pensa, sbagliando, che un tasso d’inflazione vale un altro. Ed esistono anche caratteristiche tecniche profondamente differenti. I BTp Italia rivalutano il capitale ogni sei mesi, mentre ciò avviene qui solamente alla scadenza.

Di conseguenza, quando leggete il prezzo di mercato di un BTp€i, dovete aumentarlo per un fattore spesso anche elevato al fine di avere un’idea corretta di quanto spendereste per comprarlo. Ciò si deve alla necessità di riconoscere al venditore il rateo della rivalutazione maturato sino al giorno della compravendita e che decorre dalla data di emissione del bond. Tanto più essa è lontana nel tempo, quanto più l’inflazione si accumula ed eleva la percentuale di rivalutazione.

La possibile cedola reale garantita

Quali potranno essere le condizioni offerte dal Tesoro per il BTp€i in corso di emissione? L’annuncio non specifica con esattezza quando avverrà il collocamento, parlando genericamente di “prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato”.

L’espressione è, tuttavia, utilizzata sui mercati per riferirsi a un’emissione entro le successive ventiquattro ore. Partiamo da un dato. Il bond del Tesoro con cedola fissa e scadenza nel 2036 offriva ieri il 3,85% di rendimento annuale lordo. Per capire quale possa essere la cedola del bond indicizzato, dobbiamo prima calcolare il tasso d’inflazione atteso.

Il BTp€i 15 novembre 2033 e cedola reale 0,10% (ISIN: IT0005482994) si acquistava ieri per poco più di 87 centesimi e rendeva intorno all’1,55%, al netto dell’inflazione. Il bond ordinario di pari durata residua offriva poco più del 3,65%. Questo ci porta a scontare un’inflazione di lungo periodo per l’Eurozona intorno al 2,10%, poco sopra il target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea. Tenendo presente questo dato, otterremmo che il Tesoro debba fissare la cedola minima garantita almeno all’1,75% per attirare gli investitori.

BTp€i, inflazione attesa chiave per investire

Considerate che a febbraio l’inflazione nell’Eurozona è scesa al 2,6%, mentre in Italia è stata dello 0,8%. L’inflazione italiana attesa per il medio-lungo periodo supera a stento l’1%, almeno guardando ai BTp Italia. In sostanza, dimezzata rispetto all’inflazione media nell’Eurozona. Il mercato sconta un ritorno alle condizioni pre-belliche, quando per numerosi anni i prezzi al consumo erano cresciuti molto più lentamente in Italia rispetto alle altre principali economie dell’euro.

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