Ci avviciniamo al quarto collocamento del BTp Valore con scadenza nel maggio 2030. L’avvio avverrà nella mattinata di lunedì 6 maggio e, salvo chiusura anticipata, la conclusione è prevista per le ore 13.00 di venerdì 10. Le famiglie avranno a disposizione cinque giornate per inviare i propri ordini, qualora fossero interessati. Potranno farlo direttamente online, se abilitati alle operazioni di home banking dalla propria banca, oppure recandosi presso una filiale di Poste Italiane o bancaria in cui si detiene un conto deposito titoli. Venerdì 3 maggio, invece, il Tesoro comunicherà i tassi delle cedole step-up e il codice ISIN temporaneo.

Sappiamo già, infine, che il premio fedeltà sarà dello 0,8% alla scadenza e riconosciuto a coloro che sottoscriveranno il bond retail e lo manterranno in portafoglio fino all’ultimo giorno.

Ciarlatani all’attacco dei BTp Valore

Com’è accaduto anche con le precedenti emissioni, il collocamento del BTp Valore si trasforma in un tema di dibattito persino lacerante sui social, quasi fosse un evento mediatico più che strettamente finanziario. La platea degli utenti si divide tra entusiasti da un lato e polemici dall’altro. E fin qui, tutto naturale. C’è un fenomeno, tuttavia, che dovrebbe destare più di qualche attenzione e che ha a che fare con sedicenti guru della finanza personale. Spesso, ragazzi in giacca e cravatta e con una laurea in bella vista che si atteggiano sui social quasi come fossero novelli Warren Buffett de noantri. Il loro compito consiste nel dissacrare i comportamenti dell’uomo comune, tacciandoli di essere frutto della scarsa educazione finanziaria.

I BTp Valore sono le vittime prediletti dei guru del web, il più delle volte veri e propri ciarlatani. La loro colpa? Attirare i risparmi dell’italiano medio. Apriti, cielo! Non sia mai che una famiglia decida di prestare denaro allo stato. E’ a rischio default, offre scarsi interessi e le alternative sono sempre migliori.

Quali alternative? E qui casca l’asino. Perché i ciarlatani, essendo tali, non possono offrire prodotti d’investimento di pari grado di rischio altrettanto remunerativi. Essi sanno o fingono di non sapere che nessun emittente oggi come oggi paghi così bene quanto lo stato italiano. Chiaramente, a parità di rating, valuta e durata dell’investimento.

Conflitto d’interesse quasi mai dichiarato

Ebbene, i ciarlatani li riconosci subito. Ti rifilano la vendita di prodotti dai rendimenti incerti e ti spiegano che “nel lungo periodo” essi risultino più alti dei quattro spiccioli che ti offre lo stato con il BTp Valore. Ora, può senz’altro essere vero che un investimento azionario nel tempo sia più redditizio di un bond del Tesoro. Il punto è che stiamo parlando di due alternative assai diverse tra loro. Da un lato il classico investimento obbligazionario iper-sicuro (ci torneremo) e dall’altro un investimento dalla natura aleatoria e potenzialmente più remunerativo.

C’è una ragione specifica per la quale i BTp Valore sono così presi di mira dai finti guru: attirano risparmi da parte di quelle famiglie che si rifiutano di affidare il loro denaro alla rete di consulenza finanziaria. Capiamo la frustrazione di chi svolge con diligenza il proprio lavoro. Un euro in più investito in titoli di stato sottrae un euro ai consulenti su altri prodotti. In realtà, le cose stanno un po’ meno peggio di quanto pensiamo. Sui conti bancari esiste una liquidità così abbondante da esservi spazio per investire ancora di più in bond del Tesoro e in altri prodotti finanziari. Dunque, non è che gli italiani non comprino altri prodotti perché stiano investendo quasi esclusivamente sui bond sovrani. E’ che non fidano (chiedersi perché) o non li trovano appetibili.

Caccia ai BTp scatena frustrazione tra consulenti finanziari

Nel 2023 gli acquisti netti di BTp hanno superato i 125 miliardi di euro contro i circa 12 miliardi investiti in altri prodotti attraverso le reti di consulenza.

Un rapporto di 10 a 1 che certamente dovrebbe far riflettere chi si occupa di gestire il risparmio altrui. Ma non è attaccando le scelte di investimento dei clienti che si attira la loro fiducia, né tacciandoli di essere arretrati e privi di conoscenze sufficienti per muoversi sui mercati.

L’aspetto più allarmante è che i ciarlatani spesso sono tali per interesse personale. Lavorano alle dipendenze di una banca, una compagnia assicurativa o un fondo o sono consulenti indipendenti che guadagnano grazie alle commissioni incassate dalla vendita di prodotti ben più remunerativi dei titoli di stato. E nel caso dei BTp Valore non esistono commissioni da pagare direttamente per l’investitore. Queste sono pagate dallo stato in favore dell’intermediario finanziario. Dunque, le emissioni del Tesoro fanno rabbia per il semplice fatto che competono con successo con alternative d’investimento più remunerative per coloro che devono venderle al mercato.

Riflessione su rischio default

E se lo stato italiano fallisce? Questa è una storiella che impressiona molto l’uomo comune. Da decenni sulla stampa non si fa altro che leggere che siamo sull’orlo del default, che il debito pubblico italiano non sia sostenibile, che il mondo intero guarda ad esso con preoccupazione. La verità è che abbiamo conti pubblici sballati, ma il rischio di fallimento è minimo. Le stesse agenzie di rating classificano il nostro debito a 1-2 gradini sopra il livello “spazzatura”, che non sono giudizi di cui andare fieri. Come prendere 6 o 6+ in pagella. Ma quello che i ciarlatani del web non dicono è che molti dei prodotti che propinano sono messi ben peggio. Spesso si tratta di azioni iper-valutate e/o di obbligazioni ancora più rischiose, vuoi perché emesse da debitori sotto stress o per via del cambio. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui riuscirebbero a garantirvi rendimenti obbligazionari maggiori senza addossarvi maggiori rischi.

Considerate che i guru vanno spesso a caccia di asset-spazzatura sui mercati emergenti.

Altre due parole sul rischio sovrano appaiono opportune. Vi siete mai chiesti cosa accadrebbe se davvero l’Italia andasse in default? Secondo voi, cosa resterebbe dei tanti titoli italiani e persino internazionali in portafoglio? Carta straccia. Un evento così drammatico zavorrerebbe il valore di azioni e obbligazioni corporate e bancarie. Andate a vedere cosa accadde nella martoriata Grecia nel decennio passato e quali conseguenze ebbe anche sul resto d’Europa quell’evento creditizio. E, dunque, i ciarlatani fanno i “cherry-pickers” con il racconto di scenari futuri possibili solamente a convenienza.

Orizzonte temporale determinante

Questo non significa che sia corretto investire nei BTp Valore senza riflettere. Bisogna per prima cosa chiedersi se l’investimento sia in linea con le nostre necessità. Rendimento a parte, l’orizzonte temporale conta. Il prossimo collocamento sarà a sei anni. Se pensiamo che sia un periodo eccessivo per vincolare la nostra liquidità, pensiamoci. E’ vero che il bond si può rivendere sul mercato secondario, ma esponendoci ai prezzi vigenti. E potrebbero anche scendere, anziché salire come auspichiamo.

Attenti alla diversificazione

Altro aspetto: la diversificazione. Se abbiamo già tanta liquidità investita nei titoli di stato italiani, chiediamoci se sia opportuno comprare un altro BTp Valore. Non si tratta tanto di rischio di credito, quanto della possibilità di accusare eventuali allargamenti degli spread o risalite dei rendimenti nei prossimi anni. A quel punto, i prezzi di mercato scenderebbero e dovremmo attendere le scadenze per non “bruciare” parte del capitale. Meglio puntare anche su titoli di stato di altri emittenti, se vogliamo restare sul mercato sovrano, per sfruttarne i movimenti non correlati positivamente ai nostri bond.

Prima di decidere se investire o meno nella prossima emissione, informiamoci da fonti credibili. Esistono le FAQ sui BTp Valore per avere un’idea generale del prodotto. Attenzione, lo stesso stato non fece una bella figura alla scorsa emissione di due mesi fa, quando reclamizzò l’evento con uno spot di dubbia qualità (la coppia che va in crociera con i soldi delle cedole incassate). E questo attirò giustamente forti critiche, da noi stessi condivise.

Sparare sui BTp Valore sport per sedicenti esperti

Sui social bisogna stare attenti a non farsi ammaliare da discorsi di improvvisati esperti di finanza personale. Non facciamoci impressionare dai loro titoli accademici, né tantomeno da quelli professionali sfoggiati quasi sempre in lingua inglese per provocare l’effetto “wow”. Cambiamo post non appena iniziamo a leggere espressioni come “ignoranza/educazione finanziaria”, “italiano medio” e altre espressioni di palese disprezzo verso i risparmiatori. Nessun professionista serio userebbe una simile terminologia per attirare clienti. Siamo verosimilmente in presenza di consulenti disperati o di aspiranti guru in cerca di notorietà con video e post ad effetto. E sparare contro i BTp Valore non costa nulla, essendo emessi dallo stato italiano. Sia mai che tali “esperti” abbiano qualcosa da ridire sui prodotti di un soggetto privato, le cui critiche aspre possono costare il lavoro o persino una querela!

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