In attesa che la Banca Centrale Europea (BCE) annunci il primo taglio dei tassi di interesse, verosimilmente a giugno, la strategia Barbell può aiutare l’obbligazionista a posizionarsi proficuamente sul mercato dei bond. Essa consiste nell’inserire in portafoglio titoli a breve scadenze e contemporaneamente a lunga scadenza. In questo modo, se i prezzi saliranno, l’investitore potrà approfittarne per realizzare plusvalenze rivendendo i secondi, nel frattempo incassando cedole elevate dai primi e liberando liquidità man mano che questi arrivano a scadenza.

Ecco perché nei mesi scorsi è possibile che alcuni di voi abbiano adocchiato il BTp 1 settembre 2046 con cedola 3,25% (ISIN: IT0005083057).

Boom di contratti dopo il rally

Stando ai dati di Borsa Italiana, un aumento dell’interesse del mercato verso questo bond vi è stato sin dal dicembre scorso. Non a caso, si tratta del mese in cui i prezzi dei bond salirono ai massimi recenti dopo un rally incessante e impetuoso durato due mesi. In media, i contratti siglati sono raddoppiati in valore a quasi 185 milioni di euro mensili. E in questo marzo agli sgoccioli, già risultano esservi state negoziazioni per 210 milioni. Il contratto medio si aggira intorno ai 70.000 euro, segno che a comprare e vendere siano, anzitutto, gli investitori istituzionali. Come del resto è normale che accada per scadenze così lunghe.

Il BTp 2046 venne emesso nel gennaio del 2015, periodo in cui le condizioni monetarie nell’Eurozona si erano di molto allentate in vista dell’imminente varo del Quantitative Easing da parte della BCE di Mario Draghi. In effetti, la cedola risulta essere molto bassa per un trentennale. Pensate che oggi la scadenza a 30 anni offre un rendimento in area 4,20%, circa l’1% in più. Il prezzo di emissione fu leggermente sotto la pari, a 99,71 centesimi e la data di godimento per la cedola fissata dall’1 settembre del 2014.

Rendimento netto e reale

Questo significa che il BTp 2046 ad oggi ha staccato cedole per oltre nove anni e mezzo e per un controvalore complessivo superiore al 31% del capitale sborsato.

Al netto della ricevuta fiscale del 12,50%, esse valgono il 27,30%. E l’inflazione italiana? Dal gennaio del 2015 al mese scorso è stata del 20% esatta. Il rendimento netto reale scenderebbe, quindi, intorno al 7%. Pochissimo per un investimento durato già nove anni e tre mesi, ma pur sempre nel complesso positivo.

Il fatto è che se oggi decidessimo di disinvestire, il BTp 2046 ci infliggerebbe una perdita netta di oltre il 10,50%. Ciò si deve alla quotazione di 88,88 centesimi di ieri, inferiore al prezzo di emissione. In pratica, un lotto minimo di 1.000 euro lo avremmo pagato 9.971 euro e lo rivenderemmo per 8.888 euro. Il rendimento complessivo sprofonderebbe così sottozero, al quasi il -4%. Certo, chi ha avuto la fortuna di comprare ai minimi di ottobre, oggi si porterebbe già a casa un rendimento netto prossimo al 20% tra aumento del valore del capitale e cedola effettiva maturata.

BTp 2046, minaccia dall’inflazione

I più fortunati sono stati, invece, coloro che agli inizi del 2021 vendettero il BTp 2046 ai prezzi massimi sopra 140. Guadagni in conto capitale del 35% netto rispetto all’emissione. Ma a posteriori siamo tutti bravi ad indovinare i punti di massimo e minimo del mercato. Certo, il taglio dei tassi in vista lascia sperare in un prosieguo del rally per il titolo nei prossimi mesi verso la pari. La maggiore minaccia ai titoli lunghi resta la stagflazione, uno scenario che per l’Italia implicherebbe anche un possibile allargamento degli spread.

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