Sono arrivati ordini per 4,02 miliardi al termine della prima giornata di collocamento del BTp Italia maggio 2025 e cedola reale all’1,40% (ISIN: IT0005410904). Del resto, ci sono tutte le premesse per il successo dell’operazione. Anzitutto, la cedola è stata fissata a un valore superiore al rendimento del BTp quinquennale a tasso fisso, per cui anche nell’ipotesi peggiore, ossia di inflazione media nulla o negativa per il lustro in corso, l’obbligazionista otterrebbe un rendimento comunque superiore a quello che avrebbe investendo sulla medesima scadenza in un titolo con cedola fissa.

E sappiamo che il Tesoro ha raddoppiato il premio fedeltà allo 0,80% del capitale nominale. Esso verrà corrisposto alla scadenza a quanti avranno comprato il bond in questa fase di emissione e lo deterranno fino all’ultimo giorno.

BTp Italia, asta al via da oggi: ecco come si calcolano cedola e rendimento

La generosità dell’offerta è chiaramente sinonimo di difficoltà del Tesoro nell’attirare domanda sui mercati, a causa delle copiose emissioni di debito pubblico necessarie per colmare la sete di liquidità che le casse statali hanno in piena emergenza Covid-19. Per non parlare del fatto che il rischio default percepito sia salito negli ultimi mesi e se i rendimenti non siano esplosi ancora a livelli preoccupanti è solo grazie al sostegno offerto ai BTp dalla BCE, la quale ha incrementato di un totale di 870 miliardi entro l’anno gli acquisti di assets, concentrandoli proprio sull’Italia.

Successo alla portata

Dopo i dati di ieri, possiamo ben affermare che la soglia minima dei 10 miliardi, che avevamo individuato quale necessaria per potere iniziare a parlare di successo del collocamento, sia alla portata e anche al netto della partecipazione degli investitori istituzionali. Una buona notizia, perché il sistema Paese ha bisogno di un’iniezione di fiducia da parte dei risparmiatori domestici, altrimenti il mondo della finanza, specie straniera, ne dedurrà che la sostenibilità del nostro debito sovrano sia meno scontata di quanto già non tema.

E gli stessi governi europei dubiteranno delle alternative a disposizione per l’Italia nel finanziare gli interventi di sostegno all’economia in piena emergenza, intimandoci di fare richiesta di assistenza al MES e, possibilmente, meno incondizionatamente di quanto sia stato fatto trasparire fino ad ora.

BTp Italia, cedola 1,40%: conviene comprare all’asta?

Certo, lo stato ha dovuto inventarsi qualcosa di forte per attirare i risparmi. L’emissione ad oggi di maggiore successo per un BTp Italia risale al novembre 2013, quando furono raccolti capitali superiori ai 22 miliardi per un titolo a 4 anni e con cedola reale del 2,15%, inferiore di appena una decina di punti base al rendimento quadriennale allora vigente sul mercato secondario. Bisogna ammettere, poi, che a quel tempo le aspettative d’inflazione a medio-lungo termine, per quanto già in “raffreddamento”, fossero pur sempre superiori a quelle odierne. Nel quadriennio compreso tra fine 2013 e fine 2017, il tasso medio annuo d’inflazione fu tra lo 0,35% e lo 0,40%, che sommato alle cedole reali, esitò un rendimento del BTp Italia di circa mezzo punto percentuale all’anno più alto del bond con cedola fissa, nel caso questi fosse stato acquistato agli inizi di novembre del 2013.

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