Da oggi e fino a tutta la giornata di mercoledì 20 maggio, i risparmiatori italiani avranno la possibilità di partecipare al collocamento del sedicesimo BTp Italia senza limiti di ordini, per cui tutte le richieste verranno soddisfatte. Il titolo scade in data 26 maggio 2025 e ha cedola reale annua dell’1,40% (ISIN: IT0005410904), anche se l’entità di quest’ultima verrà definitivamente fissata il prossimo giovedì mattina, prima che inizi la sessione dedicata ai soli investitori istituzionali. In ogni caso, non potrà che essere confermata o aumentata, non tagliata.

Come sappiamo, il BTp Italia è un bond pensato per le famiglie e che tutela il potere di acquisto dell’investimento dall’inflazione.

Se il BTp Italia potrà rendere più del bond a 50 anni

Vediamo adesso nello specifico come si calcolano cedola nominale e rendimento. Il tasso d’inflazione preso a riferimento per la rivalutazione è quello dell’indice FOI dell’ISTAT, cioè l’indice generale dei prezzi al netto della componente tabacchi. Le cedole vengono corrisposte semestralmente, per cui l’1,4% reale va suddiviso per 2, diventando 0,70%. Ad esso, si aggiunge il tasso d’inflazione annuale del semestre rilevato dall’istituto e anch’esso dovrà essere dimezzato. Nel frattempo, anche il capitale nominale dovrà essere rivalutato dell’inflazione del periodo.

Facciamo un esempio pratico per il calcolo della cedola e del rendimento di un BTp Italia 2025 da 1.000 euro a novembre, quando avverrà la prima corresponsione del tasso. Supponiamo che per allora l’indice FOI abbia rilevato per il semestre un’inflazione annua dello 0,4%. Il coefficiente di rivalutazione sarebbe: (1 + i/2%), dove “i” sta per tasso d’inflazione annuo. Dunque, il risultato sarà: 1+0,002 = 1,002. A questo punto, la cedola semestrale rivalutata sarà pari a: 0,7 x 1,002 = 0,7014%. Adesso, va rivalutato anche il capitale. Come? Moltiplicandolo per il coefficiente di rivalutazione: 1.000 x 1,002 = 1.002 euro.

Cedola e rendimento, il calcolo

A questo punto, il rendimento sarà uguale alla somma tra la cedola rivalutata e la rivalutazione del capitale, entrambi accreditati sul conto titoli dell’obbligazionisti.

Nel caso specifico, a novembre ci ritroveremmo con un accredito di 7,14 euro per la cedola e di 2 euro per la rivalutazione del capitale, ossia di 9,14 euro, pari a un rendimento lordo dello 0,914%. In pratica, siamo portati mentalmente a sommare semplicemente cedola reale e inflazione per ottenere la cedola nominale e, quindi, calcolare il rendimento, ma il calcolo effettivo si mostra un po’ più complicato, pur esitando un risultato più favorevole all’obbligazionista.

BTp Italia 26 maggio 2025: ecco il numero a cui guardare per capire se acquistare

Attenzione: alla scadenza, il capitale che verrà rimborsato dallo stato sarà quello nominale, non come da rivalutazione. Questo, perché i benefici della rivalutazione del capitale li abbiamo percepiti nel corso del periodo di investimento. Dunque, il rendimento di chi ha acquistato il titolo all’asta alla pari è dato dalla somma tra cedola e capitale entrambi rivalutati al tasso d’inflazione come sopra descritto. Infine, va precisato che se sul mercato secondario acquistaste il BTp Italia a prezzi sopra o sotto la pari, la rivalutazione del capitale sarebbe sempre legata al capitale nominale, cioè ai 1.000 euro di ogni titolo di cui sopra. Semmai, cambia il vostro rendimento, in quanto se acquistate il bond a 1.010 euro, fatti salvi i dati dell’esempio, esso sarà pari a: 9,14 euro su 1.010 euro di investimento, ossia dello 0,905%, inferiore allo 0,914% che maturereste comprando alla pari.

Viceversa, se l’acquisto del bond sul secondario avvenisse sotto la pari – per ipotesi, a 990 euro -, il rendimento ne uscirebbe rafforzato, sempre a parità di cifre in gioco: 9,14 euro su 990 euro, pari all’1,016%. Per concludere, se l’indice FOI dovesse segnalare un’inflazione negativa per il periodo, ipotesi probabile per i prossimi mesi, il capitale non verrebbe rivalutato, ma nemmeno ridotto ai fini del suddetto calcolo.

E nemmeno la cedola verrebbe rivalutata, rimanendo quella minima reale garantita in fase di collocamento, sotto cui non potrà mai scendere.

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