Il mese di dicembre ha registrato un’inflazione italiana in calo allo 0,6% su base annua. L’inflazione nell’intero 2023 è stata del 5,7%, giù dall’8,1% del 2022. Lo ha confermato l’Istat, dando seguito alle stime preliminari. Ma nelle ultime settimane sono avvenuti alcuni accadimenti che fanno temere per una nuova ondata di stagflazione. Per questo abbiamo interrogato i BTp Italia, che possono considerarsi l’oracolo attraverso cui i mercati comunicano le loro previsioni sull’andamento futuro dei prezzi al consumo.

I BTp Italia sono titoli di stato indicizzati all’inflazione Foi dell’Istat, cioè all’indice per una famiglia di operai e impiegati e che esclude dal paniere i tabacchi.

Dopo le cedole molte generose e inattese staccate fino ai primi mesi dello scorso anno, questi bond hanno di molto ridimensionato i tassi offerti ai possessori con la stabilizzazione dei prezzi al consumo. Vediamo se un loro inserimento in portafoglio abbia senso o meno.

Segnali dai BTp Italia

Il BTp Italia con scadenza maggio 2026 e cedola reale dello 0,55% (ISIN: IT0005332835) si acquistava ieri sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana ad una quotazione all’incirca di 97,10 centesimi e offriva un rendimento reale annuo lordo di poco superiore all’1,80%. Il bond del Tesoro con cedola fissa e simile scadenza rendeva sempre ieri intorno al 2,90%. Pertanto, la differenza dell’1,10% esprime l’inflazione media attesa all’anno da qui al maggio del 2026, cioè tra due anni e quattro mesi.

Spostiamoci su una scadenza più lunga: il BTp Italia novembre 2028 e cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005497000) quotava ieri intorno a 97,70 centesimi, offrendo un rendimento reale lordo di circa il 2,10%. Esso si confrontava con il 3,10% a cui rendeva il bond sovrano con cedola fissa di simile durata. La differenza è, in questo caso, dell’1% esatto.

Infine, il BTp Italia giugno 2030 e cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005517195). Ad una quotazione di 96,30 centesimi, il rendimento esitato in termini reali risultava del 2,25%.

Nel frattempo, il titolo di stato con cedola fissa e simile durata viaggiava in area 3,30%. Anche in questo caso troviamo una differenza all’incirca dell’1%.

Inflazione italiana a rischio sottostima

Cosa ci svelano questi dati? Il mercato sconta un’inflazione media annua da qui ai prossimi 6 anni e mezzo dell’1%. Si tratta di una previsione apparentemente ardita, la metà del target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea per l’intera Eurozona. E’ vero che l’inflazione italiana annua media nel decennio pre-Covid fu dell’1%, ma in un contesto internazionale molto diverso da quello attuale, caratterizzato non solo da tensioni internazionali, ma anche da una tendenza alla deglobalizzazione dell’economia.

C’è da dire che nelle scorse settimane i BTp Italia scontavano un’inflazione media intorno allo 0,80%. Per quanto di poco, una certa risalita c’è stata. A causa di cosa? Gli attacchi dei ribelli Houthi nello Yemen alle navi mercantili in transito dal Mar Rosso non sono passate inosservate. Rischiano di rallentare le consegne via mare di merci e di aumentarne i prezzi, oltre che di provocare una certa carenza di svariati prodotti. E’ un’ennesima dimostrazione di quanto l’inflazione tenda ad essere sottostimata fintantoché non ricompare per un qualche evento geopolitico e/o di natura economico-finanziaria non previsto. I BTp Italia in un portafoglio obbligazionario diversificato non dovrebbero mancare, specie a questi prezzi.

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