Il dato sull’inflazione italiana nel mese di ottobre è risultato ben inferiore alle attese. Dal 5,3% di settembre è sceso all’1,8%, ai minimi da giugno 2021, quasi due anni e mezzo. Per di più, si trova adesso sotto il target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE) per l’Eurozona. Quali segnali sono arrivati dal mercato sovrano? Cercheremo di capirlo attraverso due bond indicizzati: il BTp Italia e il CcTeu, entrambi con scadenza 2028.

Perché abbiamo scelto proprio questi bond? Come detto, hanno entrambi durata di cinque anni, un orizzonte temporale né troppo corto e né troppo lungo per chi investe.

Il primo è indicizzato al tasso d’inflazione italiana, il secondo all’Euribor a 6 mesi. Monitorandone prezzi e rendimenti saremo in grado di capire quali aspettative nutre il mercato circa il futuro andamento di variabili macroeconomiche dirimenti per chi investe.

BTp Italia 2028, responso del mercato

Il BTp Italia 22 novembre 2028 e cedola reale annua lorda 1,60% (ISIN: IT0005517195) si acquistava ieri sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana per 95 centesimi. A questo prezzo corrispondeva un rendimento lordo alla scadenza di quasi il 2,70%. Esso si confrontava con oltre il 4% offerto dal bond del Tesoro con cedola fissa e di durata quinquennale. Lo spread intorno all’1,35% ci esita l’inflazione italiana media annua attesa dal mercato per il prossimo lustro. Un dato evidentemente basso anche rispetto ai livelli di ottobre.

Tassi Eurozona attesi in calo

E veniamo al CcTeu 15 ottobre 2028 con spread dello 0,8% sull’Euribor a 6 mesi (ISIN: IT0005534984). Il prezzo di acquisto risultava ieri essere inferiore ai 99 centesimi, per cui il rendimento lordo si aggirava a poco più dell’1%. Al netto della componente di indicizzazione, s’intende. Lo spread con il bond del Tesoro con cedola fissa qui sale al 3%. Questo sarebbe l’Euribor a 6 mesi atteso in media per i prossimi cinque anni. Attualmente, esso vale sul mercato il 4,10%.

C’è una certa discesa, pur probabilmente inferiore a quanto ci saremmo attesi dopo i dati in calo dell’inflazione di ottobre. Anche nell’intera Eurozona è scesa nettamente: dal 4,3% di settembre al 2,9%.

C’è da fare qualche precisazione. L’Euribor capta i tassi di mercato nell’Eurozona, a loro volta riflesso della politica monetaria della BCE. E questa basa le sue decisioni sul livello d’inflazione medio nell’Eurozona. Ovvero, può benissimo accadere che in Italia l’inflazione scenda, ad un certo punto, a zero e in media nell’area resti sopra il 2%. Francoforte si troverebbe costretta a tenere i tassi alti. In un certo senso, è quanto si aspetterebbe il mercato nel medio-lungo termine. Prendiamo a tale riguardo il BTp€i 15 maggio 2028 e cedola reale annua lorda 1,30% (ISIN: IT0005246134). A circa 97,60 centesimi, rendeva ieri l’1,85% contro il 4,65% del bond di pari durata e con cedola fissa. La differenza risultava del 2,80%, che sarebbe proprio il tasso medio annuo atteso per l’inflazione nell’Eurozona nei prossimi cinque anni, sempre nettamente sopra il target BCE.

Relativo maggiore appeal per CcTeu e BTp€i

Confrontando quest’ultimo con il tasso atteso in Italia, ci accorgiamo che vale più del doppio. Il mercato sconta probabilmente un’economia relativamente malconcia in Italia per il futuro, tale da tenere i prezzi al consumo poco mossi. Ne consegue che i tassi di interesse nell’Eurozona resterebbero più elevati di quanto potremmo permetterci sulla base solamente dell’inflazione domestica. Da qui, una perdita relativa di appeal dei BTp Italia rispetto ai CcTeu e ai BTp€i. L’inflazione italiana è attesa maggiormente in calo dei tassi e dell’inflazione europea.

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