Paura del ritorno dell’inflazione. Sui mercati non si parla d’altro quotidianamente da mesi. A pagarne le conseguenze sono gli asset a reddito fisso. Le obbligazioni arretrano e offrono rendimenti crescenti. Ma non è per tutte così. I titoli agganciati all’inflazione vanno controcorrente in questa fase. Ci offre un esempio del genere il BTp Italia 2026 (ISIN: IT000545332835). E’ stato emesso tre anni fa con una durata di 7 anni. Al momento, si tratta di un quinquennale con cedola reale garantita dello 0,55% e corrisposta su base semestrale.

I BTp Italia garantiscono l’obbligazionista contro la perdita del potere di acquisto. Le cedole sono commisurate al capitale rivalutato di semestre in semestre sulla base del tasso d’inflazione FOI (ex tabacchi) dell’ISTAT rilevato nel periodo. Questo tipo di obbligazioni è perlopiù snobbato nelle fasi di bassa crescita dei prezzi al consumo, mentre attira l’interesse del mercato nei periodi di reflazione come quello attuale. Con le riaperture delle attività dopo i lunghi mesi delle restrizioni anti-Covid, la domanda di beni e servizi sta risalendo velocemente e ciò spinge in alto i prezzi.

Quest’anno, il BTp Italia 2026 guadagna appena il 2,5%, salendo a una quotazione di poco inferiore a 105. Ma è sufficiente a segnare le distanze con il bond del Tesoro di pari durata e con cedola fissa, il quale perde nello stesso arco di tempo l’1,6%. Ne consegue che il rendimento del primo sia passato dallo 0,11% al -0,42%. Esso si confronta con lo 0,19% attualmente offerto dal quinquennale ordinario, in netto rialzo dal rendimento azzerato di inizio 2021. Nei fatti, lo spread tra i due titoli è esploso da -0,10% a +0,61%.

Cosa significano questi numeri? Il mercato trova indifferente comprare BTp Italia, anziché BTp ordinari, ai suddetti rendimenti. Pertanto, lo spread segnala le aspettative d’inflazione medie a 5 anni. Nel giro di pochi mesi, quindi, gli obbligazionisti sono passati dallo scontare un tasso d’inflazione medio nel quinquennio sottozero (scenario di deflazione strisciante) a un tasso di circa lo 0,60%.

Le aspettative restano “fredde” ed è verosimile che si surriscaldino con il passare dei mesi, quando l’inflazione italiana tenderà ai livelli dell’Eurozona. In conclusione, il BTp Italia 2026 presenterebbe qualche ulteriore margine di crescita.

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