L’inflazione in Italia è lievitata ai massimi da oltre tredici anni? Buttatevi nei bond indicizzati. Eppure, non pare che stia accadendo, come ci suggerisce il BTp Italia 2026, scadenza 21 maggio e cedola reale 0,55% (ISIN: IT0005332835). La sua quotazione oggi risulta di 106,37 sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana. A questo prezzo, il suo rendimento reale è del -0,83%. Se teniamo conto che il bond con cedola fissa del Tesoro di pari durata offre lo 0,14%, il differenziale di appena 0,97% o 97 punti base segnalerebbe l’inflazione attesa dal mercato da qui alla scadenza del titolo.

Questo BTp Italia toccò l’apice quest’anno a fine ottobre, quando la quotazione s’impennò a 107,70. Allora, rendeva -1,06% e a fronte sempre dello 0,14% del bond ordinario, per cui l’inflazione attesa di neppure due mesi fa era all’1,20%. Stiamo trovando che il mercato non solo non sconterebbe alcuna reflazione vigorosa futura in Italia, ma che addirittura abbia “raffreddato” le proprie aspettative a medio-lungo termine. E la cosa suona alquanto strana, se è vero che a novembre l’inflazione nel Bel Paese sia salita al 3,7%.

BTp Italia più conveniente con inflazione sopra 1%

E’ pur vero che anche negli USA, dove l’inflazione sfiora il 7% ed è salita ai massimi dal 1982, nelle ultime settimane le aspettative si mostrino scemanti. Sui 5 anni era al 3,17% e oggi si attestano al 2,70%. Ad ogni modo, il mercato americano si aspetterebbe una crescita dei prezzi abbastanza elevata in media, quello italiano no. E questo, malgrado i buoni dati macroeconomici, con il PIL a salire quest’anno forse più del 6% e intorno al 4,5% nel prossimo. Un po’ più alta l’inflazione attesa per l’Eurozona, ma anch’essa sotto il target del 2% per i prossimi 5 anni.

Di certo c’è che se l’inflazione italiana dovesse attestarsi nei prossimi anni sopra l’1% atteso, il BTp Italia si sarà rivelato più conveniente del bond ordinario.

Viceversa, nel caso meno probabile di un’inflazione mediamente inferiore a tale soglia. In entrambi i casi, comunque, il rendimento reale risulterebbe troppo basso per coprire la perdita del potere d’acquisto.

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