L’annuncio era stato dato nella giornata di lunedì e ieri, come da attese, c’è stato il collocamento ad opera di Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, Bank of America, Citigroup, Hsbc e Societe Generale. Il Tesoro ha emesso il nuovo BTp indicizzato all’inflazione Eurostat e della durata “benchmark” di 10 anni. Il bond ha scadenza in data 15 maggio 2036, per cui debutterà sul mercato con una durata effettiva di oltre dodici anni. Già dalla prima mattinata si profilava il successo dell’operazione, mentre lo spread con i Bund decennali si manteneva sotto i 125 punti base, ai minimi da fine 2021.

Boom di ordini in attesa del taglio dei tassi

Alla fine, il Tesoro ha attirato ordini per oltre 41 miliardi e ha offerto un importo di 5 miliardi. A fine gennaio, c’era stato il collocamento del nuovo BTp indicizzato a 15 anni. In quel caso, l’offerta fu di 10 miliardi contro ordini anche allora superiori a otto volte. Si è trattato di un record europeo per quanto riguarda la domanda di un bond indicizzato. Le alte richieste segnalano la solida domanda di titoli di stato italiani in questa fase, anche grazie alla prospettiva del taglio dei tassi di interesse nell’Eurozona entro pochi mesi.

Risultati del collocamento

Nel dettaglio, il BTp indicizzato all’inflazione Eurostat è stato prezzato a 99,763 centesimi e ha fissato una cedola reale minima garantita dell’1,80% annuo, corrisposto con cadenza semestrale. Il rendimento reale esitato è stato, quindi, dell’1,83%. L’emissione è avvenuta a premio di 21 punti sull’attuale BTp indicizzato a 10 anni con scadenza 15 maggio 2033 e cedola reale 0,10% (ISIN: IT0005482994). Le indicazioni iniziali erano per un premio sui 25 punti. Cosa deduciamo da questi dati? Il mercato si aspetta un’inflazione media annuale intorno al 2% per l’Eurozona, equivalente al target fissato dalla Banca Centrale Europea. Emerge dal confronto con il rendimento offerto dal bond del Tesoro di simile durata residua e con cedola fissa.

Il successo del BTp indicizzato, dunque, potrebbe anche in buona parte avere a che fare con le aspettative d’inflazione. A differenza dei BTp Italia, che scontano un’inflazione italiana intorno all’1% per il medio-lungo termine, nel resto dell’Eurozona le cose andrebbero diversamente. C’è il timore che la perdita del potere di acquisto risulti strutturalmente più elevata rispetto al periodo pre-Covid, quando rimase inferiore all’obiettivo di Francoforte per diversi anni.

BTp indicizzato, rischi da inflazione sovrastimata

L’investitore italiano si assume un rischio peculiare con l’acquisto del BTp indicizzato di cui sopra. Se l’inflazione media annua entro la scadenza risultasse nell’Eurozona inferiore a quella insita nei prezzi esitati dal collocamento, il rendimento incassato sarebbe inferiore a quello che garantirebbe attualmente il bond ordinario. Viceversa, se il mercato avesse sottostimato l’inflazione, il rendimento a consuntivo sarebbe superiore. Nel caso di rivendita anticipata, oltre al prezzo del titolo s’incasserebbe anche la rivalutazione maturata sin dalla data dell’emissione. Ricordiamo, infatti, che il capitale sarà rivalutato per intero solo alla scadenza, contrariamente ai BTp Italia.

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